Roma, 25 novembre 2024 – Una nuova tragedia si è consumata nel Mar Egeo, al largo dell’isola greca di Samos, dove un gommone con a bordo circa 50 migranti è affondato. La Guardia Costiera greca ha confermato il ritrovamento di otto corpi senza vita, tra cui quelli di sei minori e due donne.
L’incidente è avvenuto in condizioni meteo avverse, con forti venti che hanno complicato le operazioni di salvataggio. Finora sono state tratte in salvo 36 persone, mentre altre tre sono state recuperate su una costa rocciosa dell’isola. Si teme, però, che il bilancio possa aggravarsi ulteriormente, dato che non è ancora chiaro quante persone manchino all’appello.
Le autorità locali, insieme alla Guardia Costiera, stanno conducendo una vasta operazione di ricerca e soccorso nell’area, nonostante le difficoltà imposte dalle condizioni meteo.
Un dramma ricorrente
Il naufragio al largo di Samos è solo l’ultimo di una lunga serie di tragedie che coinvolgono migranti in fuga da guerre, povertà e persecuzioni, alla ricerca di un futuro migliore in Europa. Le rotte nel Mar Egeo e nel Mediterraneo si confermano tra le più pericolose al mondo, spesso percorse con imbarcazioni sovraccariche e inadeguate.
Secondo i dati delle organizzazioni umanitarie, migliaia di persone perdono la vita ogni anno in mare, lasciando dietro di sé famiglie spezzate e un dolore che attraversa confini e continenti.
Un appello per soluzioni urgenti
Questo ennesimo episodio solleva interrogativi urgenti sulla gestione delle migrazioni e sulla necessità di vie legali e sicure per chi cerca protezione internazionale. La comunità internazionale, insieme ai governi dei paesi coinvolti, è chiamata a rispondere con politiche che garantiscano la sicurezza e la dignità di chi è costretto a lasciare la propria terra.
Mentre le operazioni di ricerca continuano, le immagini del naufragio e il numero crescente di vittime ricordano quanto sia necessario affrontare con determinazione questa crisi umanitaria.