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Tragedia nel Mar Egeo: otto migranti morti in un naufragio al largo di Rodi

Roma, 23 dicembre 2024 – Una nuova tragedia si è consumata nelle acque del Mar Egeo, dove almeno otto migranti, tra cui un bambino, hanno perso la vita nel naufragio di un’imbarcazione al largo dell’isola greca di Rodi. L’incidente, avvenuto in pieno giorno, ha scosso profondamente l’opinione pubblica e ha spinto le autorità elleniche a rinnovare gli appelli per fermare il traffico di esseri umani.

Il ministro ellenico della Marina, Christos Stylianidis, ha espresso la sua “profonda tristezza di fronte alla perdita di tante vite in circostanze tragiche” e ha sottolineato che l’obiettivo primario delle autorità rimane quello di porre fine a questo ignobile traffico.

I soccorsi e i sopravvissuti

Diciotto persone sono state tratte in salvo dalle squadre di soccorso: sedici di nazionalità afghana, tra cui undici uomini, tre donne e due bambini, e due cittadini turchi di 23 e 19 anni. Questi ultimi sono stati arrestati con l’accusa di essere i trafficanti responsabili della tragica traversata.

Secondo le prime ricostruzioni fornite dalla Guardia Costiera greca, l’imbarcazione con a bordo 26 migranti avrebbe effettuato manovre pericolose nel tentativo di sfuggire a una motovedetta che l’aveva intercettata. Durante queste manovre, diversi passeggeri sono caduti in mare, causando il drammatico bilancio di vittime.

Feriti e ospedalizzati

Otto persone sono rimaste ferite nell’incidente, tre delle quali in condizioni gravi. Una donna è stata intubata, mentre due uomini hanno riportato fratture multiple. Inoltre, due bambini sono attualmente sotto osservazione in ospedale, insieme ai loro accompagnatori, per precauzione.

L’appello delle autorità

Le autorità greche continuano a ribadire l’urgenza di contrastare con decisione le reti di trafficanti che mettono a rischio la vita di persone disperate. Questo ennesimo episodio evidenzia ancora una volta la drammatica realtà delle rotte migratorie nel Mediterraneo e la necessità di soluzioni concrete e coordinate a livello internazionale per affrontare questa crisi umanitaria.

La comunità internazionale è chiamata a non distogliere lo sguardo da tragedie come questa, che rappresentano una ferita aperta nella coscienza collettiva.

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