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Un anno dalla strage di Cutro, il sindaco: “Dimenticare è impossibile”

Roma, 26 febbraio 2024 – “Noi non abbiamo mai dimenticato perché chi ha vissuto questa immane tragedia ce l’ha indelebile nella mente“. A un anno dalla strage di Cutro, il ricordo è ancora terribilmente ingombrante. E probabilmente lo sarà per sempre. “Con i flussi regolari sarebbero potuti arrivare con l’areo. Invece una famiglia ha perso tre componenti dopo avere pagato 25mila euro per trovare la morte”. La tristezza, e in qualche modo anche il senso di colpa di non essere riusciti a salvare tutti i migranti arrivati sulla costa quella notte, si percepisce nelle parole del Sindaco di Cutro, Antonio Ceraso.

Strage di Cutro, Ceraso: “Anche noi siamo migranti”

Ma non è solo questo: il primo cittadino, durante l’inaugurazione di una teca commemorativa dedicata alle vittime della tragica strage, ha ribadito la sua apertura all’accoglienza e alla solidarietà. “Noi siamo un popolo di migranti. Abbiamo sofferto anche noi. Ma sarebbe importante che arrivassero flussi regolari”, per evitare queste disgrazie, ha infatti sottolineato.

“La nostra comunità ha sempre avuto un senso profondo di accoglienza”, ha affermato il sindaco Ceraso, richiamando il passato migratorio della regione e la condivisione del dolore e delle sofferenze dei migranti. “Per noi non è la giornata del ricordo, noi non abbiamo mai dimenticato perché chi ha vissuto questa immane tragedia ce l’ha indelebile nella mente. Proprio per non dimenticare abbiamo creato il cimitero islamico subito dopo il naufragio perché la nostra comunità da sempre ha vissuto l’emigrazione e ha in mente perfettamente che questa gente emigra per disperazione. Noi siamo già avanti, siamo all’integrazione degli scambi culturali perché c’è una grossa comunità islamica”, ha inoltre aggiunto.

Rivolgendosi alle sfide più ampie, poi, Ceraso ha sottolineato l’importanza di un approccio unito a livello europeo per affrontare l’emergenza migratoria, evitando divisioni e conflitti politici. Infine, ha evidenziato la necessità di un impegno comune per trovare soluzioni efficaci e umane, oltre le dispute politiche partigiane.

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