Le domande via internet funzioneranno meglio con più tempo per presentarle e graduatorie generate casualmente. La lotteria già c’è, ora conviene scrivere le regole
Nessuno rimpiange davvero le file al freddo e le resse agli uffici postali, e ancora meno nelle prossime settimane proveremo nostalgia per le vecchie domande di carta parcheggiate in qualche scantinato. L’invio via internet sta carburando e la strada sembra quella giusta, a patto però di giocare la partita a carte scoperte, dichiarando sin dall’inizio che non saranno premiati i più veloci, ma i più fortunati.
È già andata così. Chi sabato o stamattina ha conquistato un tempo record, ha solo avuto la buona ventura di trovare aperta al momento giusto una finestra sui server del Viminale. Tutti i partecipanti alla corsa alle quote si sono svegliati in tempo, tantissimi aspiranti datori di lavoro hanno cliccato contemporaneamente, ma poi quelle domande hanno preso i diversi e infiniti percorsi della rete e in questa aleatorietà si sono decise le loro sorti.
Meglio allora raccogliere tutte le domande, ad esempio per un mese, per poi generare delle graduatorie casuali. E andare avanti così, tra raccolte e sorteggi, per tutto l’anno.
Mettiamo che il 31 gennaio ci sia il sorteggio per l’assegnazione di 50mila ingressi, al quale partecipano tutte le domande presentate durante i trenta giorni precedenti. Famiglie e imprese hanno il tempo di compilare le richieste, inviarle, e magari correggerle e rinviarle se si accorgono che hanno fatto degli errori. Il computer non funziona? Lo facciamo riparare e presentiamo comunque la domanda. Il sorteggio non mi ci ha premiato? Pazienza, ci possiamo riprovare tra poco.
Nulla impedirebbe di creare quote, sorteggi e graduatorie “dedicate”, dove per esempio chi ha bisogno urgente di una badante concorre solo con chi è nella stessa situazione, senza il rischio di essere scalzato da chi è cerca qualcuno che in casa faccia solo le pulizie. Alla fine dell’anno saranno state accolte centinaia di migliaia di domande, ma con molti problemi, ansie e arrabbiature in meno rispetto a oggi.
Si potrebbero così coinvolgere ancora associazioni, patronati, consulenti del lavoro e altri professionisti capaci di offrire assistenza a chi non sa o non vuole usare il computer. Ma di sicuro si toglierebbe acqua ai pescecani che oggi raccolgono domande e un bel po’ di soldi millantando che sono i più veloci a compilarle e spedirle. Comprereste mai in sovrapprezzo un biglietto della lotteria solo perchè il venditore dice che è quello fortunato?
Questo sistema permetterebbe di regolare meglio l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, avendo più frequentemente il polso delle esigenze del Paese. Potrebbe inoltre funzionare sia a legislazione vigente, spacchettando tra i sorteggi gli ingressi autorizzati dal decreto flussi annuale, sia quando (e se) passerà la riforma del governo, che prevede quote triennali con aggiustamenti in corso d’opera.
Qualcuno potrebbe storcere il naso obiettando che non si può delegare al caso il governo degli ingressi per lavoro. Il discorso non regge, perché il sorteggio premierebbe comunque solo le assunzioni che hanno tutti i requisiti richiesti dalla legge e un’ impresa che non è in grado di assumere verrebbe facilmente depennata dalla lista per passare a quella che segue in graduatoria.
I clic day hanno creato il clima giusto per parlare di sorteggio senza tabù. È uno scenario che trova consensi tra privati cittadini e addetti ai lavori. Perché non mettersi intorno a un tavolo per iniziare subito a definirlo?
(18 dicembre 2007)
Elvio Pasca