«Conosco le sue iniziative, lotte personali e sofferenze. Esprimo ammirazione e gratitudine per l’operato intelligente e coraggioso a favore dei nostri fratelli e sorelle rifugiati». Anche Papa Francesco si esprime in favore dell’opera di Mimmo Lucano, il sindaco di Riace, ora sospeso, in quanto agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e affidamento fraudolento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative della zona.
Riace, paese svuotato dall’emigrazione, è rifiorito grazie all’arrivo dei profughi arrivati sulle coste calabresi. Ma Mimmo non è solo. Il 6 ottobre scorso, per l’iniziativa “Riace non si arresta”, nel “paese dell’accoglienza” sono giunte oltre 5000 persone per portare solidarietà al sindaco. Il corteo, partito per le vie cittadine, ha raggiunto la casa di Mimmo.
Un mare di umanità che ha ballato e incoraggiato al grido di “Mimmo libero”: hanno sfilato i rifugiati di Riace e dei paesi vicini, rappresentanti di comitati, associazioni, sindacati, dalla Cgil, ai Cobas, all’Usb, esponenti di partiti come “Potere al popolo” e “Rifondazione comunista”, l’Anpi, comitati di studenti, associazioni di volontariato, femministe, amministratori locali e tanta gente arrivata con pullman e auto.
Non solo dalla Calabria, ma anche da Puglia, Basilicata, Campania, Lazio e Sicilia. Sono intervenuti il sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci, il segretario regionale della Cgil Angelo Sposato, Aboubakar Soumahoro, dirigente dell’Usb; i politici Enza Bruno Bossio, Antonio Viscomi, Sebi Romeo, Arturo Bova, l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, l’europarlamentare Eleonora Forenza, la quale ha portato la sua testimonianza di vittima da parte di fascio-razzisti.
Molti i messaggi di solidarietà giunti da tutta Italia, molti i presìdi di solidarietà, come quello di don Massimo Biancalani, indagato anche lui e oggetto di persecuzioni con atti intimidatori. Il sindaco Lucano, commentando la manifestazione, ha affermato: «A voi tutti che siete un popolo in viaggio verso un sogno di umanità, verso un immaginario luogo di giustizia, mettendo da parte ognuno i propri impegni quotidiani e sfidando anche l’inclemenza del tempo, dico grazie. La storia siamo noi, con le nostre scelte, le nostre convinzioni, i nostri errori, i nostri ideali, le nostre speranze di giustizia che nessuno potrà mai sopprimere. Verrà un giorno in cui ci sarà più rispetto dei diritti umani».
Un bel segnale è arrivato poi anche dalla marcia della pace che si è svolta ad Assisi: molti gli striscioni inneggianti alla pace, al rispetto dei diritti umani e contro ogni forma di discriminazione. E una proposta interessante: “Candidiamo al Nobel per la pace il modello di Riace”, lanciata da Flavio Lotti, coordinatore della manifestazione. «Come comitato organizzatore della marcia – è stato sottolineato – proponiamo che il prossimo Nobel venga dato ad un modello di accoglienza, integrazione e solidarietà che serve a tutti e che risponde ai valori a cui la marcia si è sempre ispirata».
Degna di nota anche l’iniziativa delle autrici del docufilm su Riace, “Un paese di Calabria”, Shu Aiello e Catherine Catella, che per due giorni hanno consentito la visione gratuita in streaming, a sostegno del sindaco Lucano. E Mimmo, forte del sostegno e della vicinanza di così tanta gente, non si arrende. «Vorrei dire a tutto il mondo – è il suo grido – che non ho niente di cui vergognarmi, niente da nascondere. Rifarei sempre le stesse cose che hanno dato un senso alla mia vita. Non dimenticherò questo travolgente fiume di solidarietà».
Carmela Commodaro