Un altro barcone di è rovesciato domenica scorsa al largo della Libia. L’agenzia Onu per i rifugiati: “Incrementare i ricongiungimenti, procedure per il reinsediamento piu’ veloci e ammissioni umanitarie”
Roma – 9 luglio 2014 – L’ultima tragedia di cui si ha notizia è avvenuta questo fine settimana.
Lunedì’ la guardia costiera libica ha informato l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) di aver recuperato 12 corpi da una barca che aveva subito un incidente, avvenuto probabilmente domenica 6 luglio. Tra loro anche una madre siriana e i suoi due figli, di tre e sei anni)
Queste vittime, nota l’Unhcr, vanno ad aggiungersi ad almeno altre 290 persone morte o disperse a causa di incidenti in barca nelle acque al largo dell'Italia, della Turchia e della Grecia. Il bilancio dei morti nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno è di 500 persone.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati esprime “soddisfazione per le operazioni di ricerca e soccorso realizzate dalle autorità governative”, ma chiede che “tali operazioni vengano ulteriormente rafforzate, in particolare nelle zone ad alta concentrazione di attraversamenti in barca”.
È però anche urgente individuare “alternative legali ai pericolosi viaggi in mare, come ad esempio l’incremento dei ricongiungimenti familiari, procedure per il reinsediamento piu’ veloci e ammissioni umanitarie. I governi sono inoltre invitati a evitare misure punitive o deterrenti, tra cui la detenzione di persone in cerca di sicurezza”.