Vago (Statale): “Impelagati nelle normative. Tutto regolato da leggi fatte per arginare l'immigrazione clandestina''
Roma – 27 giugno 2013 – Non c’è solo la fuga dei cervelli all’estero. Il problema dell’università italiana è che non riesce nemmeno a importare cervelli dall’estero. I migliori studenti e docenti stranieri preferiscono andare in altri Paesi, molto più attraenti.
È l’analisi dei rettori di tre università milanesi, Andrea Sironi della Bocconi, Gianluca Vago della Statale e Giovanni Azzone del Politecnico. Ieri, nel corso di un incontro promosso dall' Associazione Peripato, intitolato 'Il sapere di Milano nel mondo: l'internazionalizzazione delle Università milanesi', hanno annunciato un manifesto in 10 punti per chiedere interventi per rendere competitivi gli atenei italiani.
Nel 2010 sono stati 59.024 (dati Ocse) gli italiani iscritti a una facoltà all'estero, il 40% in più rispetto al 2008. Ma sempre nel 2010, sono stati più di 4,1 milioni gli studenti di tutto il mondo iscritti in un'università estera. E se gli Usa hanno ne attratto il 17%, il Regno Unito il 13, Francia e Germania il 6, l'Italia si è fermata appena al'1,7%.
Per Gianluca Vago ''siamo troppo lenti nelle decisioni, impelagati in un dedalo di normative che non riusciamo a spiegare agli stranieri. Se ad esempio vogliamo promuovere un corso all'estero l'accreditamento del ministero ci arriva a cose fatte. E' possibile?''.
''Siamo un Paese – continua il rettore della Statale – che vive di veti. Dove per far venire un docente dagli Stati Uniti, dobbiamo prima certificare che non sia un delinquente. Ogni scambio viene regolato da leggi fatte per mettere argine all'immigrazione clandestina''. Altro problema e' il riconoscimento del merito: ''E' normale che le persone con talento vogliono vivere in Paesi dove la corruzione e' minima e vigono sistemi competitivi''.