Roma, 8 dicembre 2020 – Da alcune settimane si parla dell’eventualità di rendere obbligatorio il vaccino contro il coronavirus. Al momento il governo Italiano ha fatto sapere che non verrà imposto alle persone di farlo. Questo sebbene, a quanto pare, il vaccino anti Covid risulti essere l’unica soluzione per sconfiggere la pandemia. C’è la possibilità, però, che possa essere inevitabile per certe categorie di lavoratori. Per questo sorge spontanea una domanda: nel caso in cui qualcuno si rifiutasse di vaccinarsi, potrebbe rischiare il licenziamento dal proprio posto di lavoro?
Vaccino anti Covid, il 60% degli italiani è a favore
Oggi in Gran Bretagna è iniziata la distribuzione del vaccino anti covid creato dalla casa farmaceutica statunitense Pfizer. In Italia dovrebbe arrivare nel giro di poco più di un mese, e in contemporanea dovrebbero essere rese disponibili anche le dosi studiate da Moderna. A partire da quel momento, inizierà la corsa all’immunità di gregge. E perché essa avvenga, è necessario che almeno il 75% della popolazione si sottoponga al vaccino e diventi in modo stabile immune al Coronavirus.
Secondo il sondaggio realizzato da Quorum/YouTrend, la maggior parte degli italiani (6 su 10) si dichiara a favore del vaccino anti covid. Soltanto il 15,9%, invece, afferma con convinzione di non voler vaccinarsi. Il numero, piuttosto contenuto, teoricamente non dovrebbe impedire di raggiungere l’immunità di gregge, tuttavia è vero anche che con il proseguire delle settimane potrebbe aumentare. In ogni caso, il governo italiano ha ribadito che non disporrà l’obbligo di vaccinazione. Alcuni datori di lavoro, in dovere di tutelare la salute dei propri dipendenti, però, potrebbero pretenderlo.
Chi lo rifiuta può essere licenziato?
In Italia esistono delle vaccinazioni obbligatorie per i dipendenti che svolgono delle mansioni che possono metterli in situazioni di rischio. Allo stesso tempo, i datori di lavoro hanno il dovere di tutelare la salute dei propri lavoratori. Tra le obbligatorie, però, rientrano l’antitetanica, l’antiepatite B e l’antitubercolare, ovviamente solo per determinati lavoratori. In questo caso, se il dipendente non si vaccina, il datore di lavoro deve assegnargli mansioni non a rischio. Nell’eventualità in cui esse non ci dovessero essere, il lavoratore potrebbe essere dichiarato “non idoneo” e di conseguenza licenziato. Per questo ci si chiede se, nel caso del vaccino anti covid, possa scattare il licenziamento a causa di un rifiuto alla somministrazione.
Al momento, non essendo stato inserito nell’elenco dei vaccini obbligatori, la risposta dovrebbe essere no. C’è la possibilità, tuttavia, che la patata bollente venga scaricata direttamente tra le mani dei datori di lavoro. Potrebbe essere concesso, infatti, un potere maggiore agli imprenditori dei settori considerati a rischio perchè più a contatto con il pubblico. Come hanno fatto notare alcuni esperti alla CNBC, per esempio, il proprietario di un ristorante e il suo staff sono più esposti, quindi vaccinarsi potrebbe essere un vantaggio competitivo nei confronti quelle aziende che hanno lasciato libertà di scelta (se sottoporsi al vaccino anti covid oppure no) ai dipendenti.
Allo stesso tempo, la mancata vaccinazione di un candidato, dichiarata durane un colloquio di lavoro, potrebbe risultare un deterrente all’assunzione, in particolar modo se si tratta del settore della sanità.
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