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Vaticano: “No alla criminalizzazione degli immigrati”

"La sovranità dello Stato è vincolata al rispetto dei diritti umani" CITTA’ DEL VATICANO, 2 luglio 2009 – In materia di immigrazione l’ autorita’ dello Stato a stabilire le modalita’ di entrata e permanenza sul proprio territorio, e’ vincolata ”dalla ratifica dei trattati internazionali e dal rispetto di due principi etici: la tutela della dignita’ della persona” e la convinzione che ”tutta l’umanita’, al di la’ delle distinzioni etniche, nazionali, culturali e religiose, formi una comunita’ senza discriminazioni tra i popoli, che tendono alla solidarieta’ reciproca”.

Cio’ significa che i ”i diritti umani fondamentali, garanti della dignita’ della persona, devono essere pienamente assicurati. Analogamente va detto per i doveri, che tutti devono assumersi per garantire la reciproca sicurezza, lo sviluppo e la pace”.

E’ quanto afferma il Presidente del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti, mons. Antonio Maria Veglio’, in un editoriale pubblicato sul numero di luglio-agosto della rivista dei gesuiti ”Aggiornamenti sociali”.

In termini generali, mons. Veglio’ pone una domanda di fondo rispetto al fenomeno migratorio: ”Si tratta di un’invasione dalla quale bisogna difendersi? Oppure i poveri hanno il diritto, appunto perche’ poveri, di bussare alle porte delle societa’ benestanti?”.Secondo il responsabile vaticano per le migrazioni e’ poi necessaria ”l’istituzione di un ordinamento giuridico internazionale, che stabilisca un’effettiva condivisione di responsabilita’ tra i Paesi di partenza, transito e destinazione” dei migranti, in modo che ”nessuno sia lasciato solo nel gestire le difficili situazioni che inevitabilmente si creano”.

Quindi mons. Veglio’ osserva: ”Abbiamo oltrepassato la soglia del terzo millennio, sono maturi i tempi” perche’ la diversita’ sia apprezzata come ricchezza. ”Del resto, si sa, – continua Veglio’ – il provincialismo blocca la speranza, perche’ marcia contro la storia. Il fenomeno migratorio sta producendo nuove schiavitu’ nelle societa’ opulente, spesso senza valori”.

Diventa allora necessario in questo contesto che istituzioni scolastiche e ecclesiali lavorino sulla formazione dei giovani, su temi riguardanti, ”per esempio, la democrazia, i diritti umani, la pace, l’ambiente, la cooperazione e la comprensione internazionale, la lotta alla poverta’, il dialogo interreligioso e tutte le questioni connesse allo sviluppo sostenibile”. La strada da battere sembra essere quella, per il Presidente del Pontificio consiglio dei migranti, della ”differenza nella comunione”, vale a dire differenza che diventa ricchezza, ”purche’ ci si liberi della categoria del ‘nemico’, che demonizza e criminalizza il forestiero".

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