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Vaticano: “Vergogna per chi invoca respingimenti o esercito”

Il card. Antonio Maria Vegliò: "Il flusso dei migranti è un problema che deve essere affrontato con giudizio, non respingendo tutti in mare ne' dicendo di venire tutti''

Roma, 12 settembre 2012 – ''E' una vergogna. Il respingimento è una vergogna e l'uso delle armi ancora peggio: è come quando uno sta morendo di fame e chiede un pezzo di pane a chi è al banchetto. E si sente rispondere di andare via perche' disturba''.

Il card. Antonio Maria Vegliò,  presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, intervistato dal Sir, commenta il dibattito scatenato dall'ennesima tragedia del mare a largo di Lampedusa.

''Ritengo che sia normale che ci sia un controllo – aggiunge il porporato a margine dell'incontro ''Religioni e Culture in dialogo'' a Sarajevo, perche' l'apertura anche umana e cristiana non vuole dire essere degli ingenui. Il flusso dei migranti e' un problema che deve essere affrontato con giudizio, non respingendo tutti in mare ne' dicendo di venire tutti''.

Per il card. Veglio', di fronte a tragedie come quella di Lampedusa, ''ci si sente umiliati. Queste morti ci chiamano alla coscienza e ci chiedono: che cosa facciamo? Che cosa facciamo per queste persone prima che muoiano o per evitare che muoiano?''. Di fronte ai fenomeni migratori, spiega, ''la Santa Sede ritiene che questo fratello che viene, e' un fratello nostro. E quindi ha gli stessi nostri diritti e doveri. E' quindi una posizione di apertura perche' sono nostri fratelli e figli di Dio, ed e' un richiamo alla responsabilita' a chi arriva qui, al quale si chiede di essere pronto a osservare le leggi. E soprattutto occorre cercare l'integrazione, conservando la propria identita' religiosa e umana in un contesto di pluralità".

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