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Ventimiglia, Alfano: ci giochiamo l’Europa

Roma, 8 agosto 2016 – “Sul confine di Ventimiglia, anche su quel varco italo-francese ci giochiamo l’Europa. E noi lo stiamo gestendo con la massima efficienza possibile, in una fase di vera emergenza sul fronte immigrazione. Stiamo salvando Schengen e dunque l’Unione”. Cosi’ il ministro dell’Interno Angelino Alfano, intervistato da la Repubblica, chiarisce: “Deve essere chiaro a tutti: se Ventimiglia non e’ diventata fin qui una Calais italiana lo si deve al fatto che abbiamo realizzato controlli ferroviari, e non solo quelli, in grado di ridurre anziche’ incrementare il flusso. E contemporaneamente abbiamo smistato in altri centri i migranti che li’ pressavano. I dati parlano chiaro”.<br><br>

Quanto agli scontri dei giorni scorsi, il ministro non ha dubbi: “sono la prova che ci sono organizzazioni che nulla hanno a che fare con i migranti”, e avverte: “Non ci sara’ alcuna indulgenza nei confronti di chi strumentalizza la migrazione. Le opposizioni fanno il loro mestiere. La verita’ e’ un’altra: che fin qui noi non abbiamo avuto i problemi che hanno avuto i francesi e gli inglesi a Calais. Il sistema fin qui ha funzionato”. Sui controlli per il pericolo di attentati terroristici di matrice islamica, Alfano chiarisce: “e’ in corso e non da ora un’imponente opera di bonifica che prescinde dalla sussistenza di condizioni per l’arresto. Vuol dire che stiamo procedendo alle espulsioni anche se non si riscontrano le condizioni per incriminare e dunque fermare chi fa opera di proselitismo di matrice terroristica o manifesta la volonta’ di aderire alla campagna del Califfato. Stiamo tenendo sotto pressione il nostro sistema di sicurezza, non e’ successo nulla finora ma questo non ci lascia tranquilli”. <br><br>

Ma resta l’incognita Turchia: “Se la Turchia aprisse i cancelli sarebbe qualcosa di devastante per l’Europa”, osserva il ministro, ricordando che “la migrazione diventa una formidabile arma di pressione anche nelle relazioni diplomatiche”. Detto questo, aggiunge, “Erdogan ricordi i diritti umani, ma noi ricordiamo cosa e’ stato delle primavere arabe, quando si e’ ritenuto che cacciando chi governava alcuni Paesi, tra i quali la Libia, sarebbero arrivati democrazia e tempi migliori”.

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