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Verso una Federazione dell’Islam Italiano

Adesione alla Costituzione per una realtà moderata e pluralista. Scarica la dichiarazione di intenti

Roma – 23 aprile 2008 – Riunire le organizzazioni musulmane che si riconoscono nei principi della Costituzione e della Carta dei Valori in una Federazione dell’Islam Italiano, “moderata e pluralista”, in vista di un riconoscimento giuridico e di un’intesa con lo Stato.

È il progetto ufficializzato oggi al Viminale da sette componenti della Consulta per l’Islam e dal segretario del Centro islamico della grande moschea di Roma, che hanno firmato una dichiarazione di intenti   e si sono costituiti in comitato promotore.

Il documento sottolinea il “riconoscimento del valore della sacralità della vita”, la difesa delal persona “da ogni forma di violenza, di razzismo, di disprezzo per la sua umanità”, la promozione della dialogo interreligioso e il rispetto della libertà di culto.  Si ribadisce poi il principio di eguaglianza tra uomo e donna, “che deve essere realizzato per favorire il pieno sviluppo della persona umana”.

I promotori parlano di “regolazione delle moschee”, criticando sistemazioni inadeguate e gestioni “non trasparenti” e vogliono puntare sulla formazione degli imam. Parallelamente chiedono di garantire l’autonomia dalle ingerenze straniere e di tagliare ogni collegamento con  organizzazioni integraliste e “marcare un confine netto nei confronti di ogni tipo di fondamentalismo”.

L’obiettivo è rendere le comunità musulmane parti attive della comunità civile, rispettando i “valori spirituali, religiosi e laici, della nazione italiana la cui storia cristiana e la cui Costituzione testimoniano della capacità di accoglienza verso gli altri popoli, culture, religioni”.

Il comitato promotore è formato da Ejaz Ahmad, direttore di Azad,  Gulshan Jivraj Antivalle, presidente della comunità ismaelita in Italia, Yahya Sergio Yahe Pallavicini, vice presidente della comunità religiosa islamica – co.re.is., Abdellah Redouane, segretario generale del centro islamico culturale d’Italia, Mohamed Saady, copresidente dell’associazione nazionale oltre le frontiere Anolf, Souad Sbai, neo-eletta alla camera dei deputati e presidente dell’associazione donne marocchine in italia acmid – donna, Mario Scialoja, componente del consiglio di amministrazione del centro islamico culturale d’Italia e Younis Tawfik, docente universitario, presidente del centro culturale Dar al Hikma.

"Io ho sempre pensato che questa materia debba essere bipartisan e spero che il prossimo ministro dell’Interno veda in questa iniziativa i presupposti per proseguire nella stessa direzione questo lavoro" ha sottolineato il ministro Giuliano Amato, intervenuto alla presentazione. "Chi avesse atteggiamenti di chiusura di fronte a questo comitato promotore e abbandonasse questo lavoro – ha aggiunto – favorirebbe soltanto l’estremismo, magari non perché lo condivide ma perché gli fa comodo che ci sia. Mi auguro quindi che chi governa questo Paese non abbia intenzioni di questo tipo".

 

Ucoii: "Sbagliato escluderci"
"Siamo pronti a firmare la ‘Carta dei Valori’, ma è sbagliato escludere la nostra organizzazione dalla Federazione dell’Islam italiano promossa dal Viminale"  dice Ezzedin el-Zerfi, imam di Firenze e portavoce dell’Unione delle Comunita’ islamiche in Italia (Ucoii).

"Anche noi come Ucoii attraverso il presidente Nour Dachan abbiamo collaborato alla realizzazione della Carta dei Valori, abbiamo discusso dei suoi contenuti nel nostro ‘Majlis Shura’ (Consiglio consultivo) che l’ha accettata" sottolineato Ezzedin el-Zerfi. "Dopo la sua diffusione nessuno ci aveva chiesto di sottoscriverla in via ufficiale: lo stesso ministro in un primo momento aveva detto che nessuno avrebbe dovuto firmare la Carta dei Valori".

"Sulla poligamia ci sono frasi che a noi non tornano ma in generale il testo ci va benissimo, il nostro principio di base è quello di rispettare la legge del Paese in cui viviamo" ha concluso il portavoce dell’Ucoii. 

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DICHIARAZIONE DI INTENTI PER LA FEDERAZIONE DELL’ISLAM ITALIANO

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