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Via libera della Camera al decreto migranti, ma c’è il nodo ricorsi. Il governo valuta una norma correttiva ad hoc

Roma, 4 maggio 2023 – La Camera dei Deputati ha votato la fiducia al governo per il decreto migranti, già approvato dal Senato, con 213 voti a favore, 133 contrari e 5 astenuti. Nonostante la maggioranza abbia continuato a difendere il testo, c’è un punto del decreto al quale il governo dovrà rimettere mano.

Si tratta dell’articolo 7 ter, che limiterebbe il diritto di difesa del migrante se la Commissione Territoriale dichiara inammissibile la sua domanda d’asilo, impedendogli di impugnarla. Questa norma è considerata lesiva della Costituzione.

Non solo l’opposizione, ma anche un deputato della maggioranza, Gianfranco Rotondi (FdI), ha presentato un ordine del giorno invitando il governo a rivedere il punto. Inoltre, i componenti del Comitato per la legislazione della Camera hanno sollevato dubbi sulla misura.

Il Quirinale avrebbe dato il via libera a quanto emerso dalla riunione del Comitato per la Legislazione che aveva invitato l’Esecutivo a valutare “l’opportunità di specificare se la modifica”, introdotta al Senato, “debba essere interpretata nel senso che il ricorso avverso le decisioni di inammissibilità sia realmente precluso” o meno.

Secondo la relazione di minoranza al provvedimento, la norma del decreto limiterebbe “il diritto di fare ricorso all’autorità giudiziaria ordinaria contro la decisione della commissione Territoriale alla sola ipotesi di rigetto” della domanda d’asilo e “non anche alla declaratoria d’inammissibilità della domanda”.

Questa lesione di ben due articoli della Costituzione: il 24 che garantisce il diritto per tutti di “agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi” e il 113 che prevede la possibilità di presentare ricorso contro tutti gli atti della Pubblica Amministrazione, compresa la Commissione territoriale.

Nella maggioranza si starebbe pensando a due soluzioni per uscire dall’impasse: o ricorrere ad una norma ad hoc ‘correttiva’ da inserire in un decreto nel più breve tempo possibile, magari anche in un prossimo Cdm, o affidarsi ad una modifica del decreto da effettuarsi in sede di ‘coordinamento formale del testo’.

La seconda ipotesi, che anche nella maggioranza si considera ‘tirata per i capelli’, creerebbe però un inconveniente non da poco perché la stessa correzione si dovrebbe fare anche al Senato visto che il testo verrebbe comunque modificato e non solo per un ritocco formale, ma di sostanza. In ogni caso, il governo dovrà affrontare la questione dell’articolo 7 ter del decreto migranti per garantire il rispetto della Costituzione.

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