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VINO: IMMIGRATI E FASCINO BRAND TRAINO PER ITALIA IN BRASILE

(ANSA) – VERONA, 6 APR – Caipirinha e birra possono vivere di rendita ancora un po’, ma il vino in Brasile avanza con aumenti a doppie cifre. Il focus Vinitaly dedicato oggi al grande Paese latino scopre infatti un mercato dalle enormi potenzialità, che nell’ultimo triennio ha visto crescere l’importazione globale di vini e spumanti del +55%, per un volume complessivo pari a 6,06 milioni di casse. L’Italia, che nel 2007 ha importato nel Paese sudamericano 886.500 casse di vino (+29,4% sul 2006), si colloca al terzo posto tra i paesi fornitori, dietro Cile e Argentina, coprendo una quota di mercato del 15%. La rimonta enologica del decimo mercato al mondo passa attraverso la ‘saudade’ tutta italiana di 25 milioni di immigrati (o discendenti italiani) che la domenica sera fa schizzare i consumi di vino e pizza. A fare la parte del leone è il lambrusco che da solo rappresenta il 73% delle importazioni italiane di vino. Un traino importante dato dai nostri immigrati in un Paese di 190 milioni di abitanti, dove sta crescendo la voglia di made in Italy tra i giovani consumatori benestanti. Proprio questo target in grande espansione è il più ambito dai produttori italiani, il cui vino ha un costo doppio rispetto al concorrente cileno ma grazie anche al brand italiano. Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, "quello brasiliano è per stili di vita e tradizione culturale un Paese molto più vicino a noi rispetto ad altri. E ora che anche economicamente nel Paese ci sono le condizioni per avere una domanda importante, abbiamo pensato di organizzare a San Paolo la prima tappa di Vinitaly Brazil nel 2009". Nel dettaglio della domanda analizzata al focus del Vinitaly, il vino in Brasile è venduto soprattutto attraverso i canali della grande distribuzione(70%), seguita da ristoranti e alberghi (20%) e dai negozi (10%). Si compra più rosso che bianco, che si beve soprattutto al Sud in inverno e durante le feste (Natale e Pasqua). Tra le criticità, la poca conoscenza del prodotto e la difficoltà di creare un’abitudine di consumo corrente. Ma, secondo Market Analysis, entro il 2020-2030 il consumo pro capite raddoppierà. Tra i vini italiani, dopo il Lambrusco seguono a grande distanza Valpolicella, Montepulciano d’Abruzzo, Chianti, Frascati, Corvo e Bardolino. (ANSA).
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