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L’hip hop di Ziano: “Una sfida in rime”

“Rappavo in tunisino, ho imparato l’italiano per portare avanti il mio sogno. Produttori? No, grazie, faccio da solo"

Roma – 23 gennaio 2013 – Vive a Latina, è cresciuto in Tunisia, si ispira ai grandi del rap francese. Samir Ben Salah, in arte Ziano, continua a seguire il suo sogno musicale e prepara il terzo disco,  in uscita a marzo.

"Mio padre – racconta il rapper  – era emigrato in Italia e per tanti anni non l'ho visto, praticamente sono cresciuto senza di lui. Quando tornò fu dura abituarsi alla sua presenza. Ho sempre dato una mano in casa eravamo una famiglia numerosa e tutti davamo il nostro contributo. Dopo la scuola facevo qualche lavoretto e anche durante il fine settimana. Non ho mai abbandonato gli studi, nemmeno quando iniziai a lavorare in fabbrica".

Amore a prima vista. "Con il rap è stato come un colpo di fulmine. Non sapevo nemmeno cosa fosse l'hip hop. Una sera andai al centro giovanile e ad un certo punto salì sul palco un ragazzo che iniziò a cantare in una maniera che non avevo mai sentito prima. Era hip hop. Il testo era dedicato a suo padre e mi immedesimai nelle sue parole. Insomma da li iniziò tutto. Con i miei amici abbiamo formato un gruppo, c'era chi ballava, chi faceva i murales e chi come me rappava, giocando con le rime. Raccontavo la mia vita quotidiana, le mie emozioni, i miei sogni e a volte manifestavo il mio dissenso verso il governo".

Rime italiane. "L'Italia non era mai stata nei miei pensieri, stavo bene nella mia città con i miei amici e la mia famiglia. Ma nel 2002 il destino ha voluto che attraversassi il Mediterraneo su un barcone per arrivare qui e raggiungere mio padre a Latina. Avevo sedici anni e ho dovuto ricominciare da zero. Recuperare il rapporto con mio padre non è stato facile e per questo motivo ho vissuto in diverse città d'Italia, ma le rime erano sempre con me, soprattutto nei momenti più difficili".

"Rappare in italiano è stata dura, per me era una lingua che non funzionava, non riuscivo a comporre le rime. Poi è diventata una sfida e ho cominciato a studiare bene la lingua. Il mio primo EP in Italiano, "Realizzare il sogno" uscito nel 2006 è stata una vittoria importante".

Faccio da solo."La scena rap italiana mi ha accolto bene, ma l'impatto con il pubblico la prima volta è sempre di diffidenza, lo vedo nei loro sguardi, poi una volta cantato il primo brano, sento il calore della gente e si vede qualche sorriso. Il vero problema in Italia non è il pubblico, ma i produttori. Hanno paura di finanziare la mia musica perché sono straniero. Quindi ho deciso di produrmi da solo. Nel 2008 ho realizzato il disco, "Rima prima che rima", nel 2011 il mixtape "Contro il mondo", entrambi pubblicati on line. Oggi sto lavorando per creare una mia etichetta e ogni progetto è autofinanziato. Sono tornato da poco da Nabeul, in Tunisia, dove ho girata il video clip del singolo del mio prossimo disco, in uscita a marzo. Ho deciso di farlo nella mia città, per onorare il mio quartiere e coinvolgere la mia gente nel disco. Ti assicuro che non l'ho fatto per risparmiare, perché mi è costato tantissimo".

Tripla vita. "E' difficile vivere di musica al giorno d'oggi, soprattutto nel mondo hip hop. La mattina lavoro come saldatore e la sera mi chiudo nello studio di registrazione che ho a casa. Oltre a fare i miei pezzi, sono anche bit maker, creo le basi e la musica per altri artisti. Per il futuro ho molti progetti, sia da solista che con la mia crew, "Al caponis", con la quale stiamo lavorando a una linea d'abbigliamento. Il nostro obiettivo è quello di espandere l'hip hop in Italia. Per il resto mi dedico alla famiglia, sto per diventare papà".

Samia Oursana
 

 

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