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Nun, otto giovani e un panino per volare in Medio Oriente

Un gruppo di ragazzi milanesi (italiani da generazioni e seconde generazioni) reinventa il kebab. “Fedeli alla tradizione, ma anche ai gusti del nostro Paese”

Roma – 21 maggio 2013 – Reinventarsi e reinventare un prodotto a cui nessuno può dire di no, il kebab. A Milano, dove il melting pot spadroneggia, apre  “Nun – Taste of Middle East”, un originale ristorante take away. Un locale dove sapori, ricette, spezie e cibi dal mondo si incontrano per dare vita ad una nuova cucina.

E’ il progetto di otto giovani milanesi, che con lo sguardo rivolto al Medio oriente, hanno creato la loro attività e hanno sfidato la crisi e mettendo in campo le loro diverse competenze. Così quatto uomini e quattro donne dai diversi background culturali e professionali (hanno alle spalle studi di legge, ingegneria, architettura, chimica e management), uniscono la loro passione per la buona cucina e il legame con l’Eritrea e l’Iran, da dove arrivano alcune delle loro famiglie.  

Al centro di questa joint venture tra italiani da generazioni e seconde generazioni c’è l’irresistibile panino di origine  turca, il famoso kebab, che negli ultimi anni è  praticamente diventato un piatto nostrano. Quello che hanno fatto questi ragazzi è stato proprio reinterpretare questa irresistibile pietanza arricchendolo dai diversi sapori che attraversano Libano, Palestina, Israele, Eritrea e Iran, con un particolare occhio di riguardo per non tradire il delicato palato italiano.

Nun, che in iraniano significa pane, vanta un assortito e economico menu con diversi tipi di pane e piadine,  ed un vasto repertorio di ingredienti con cui assortire il vostro panino. Partendo dalla carne, passando per l’hummus e lo yogurt ganoush, fino ad arrivare ai capperi e alla mozzarelle tipicamente italiani. Nun non esclude nessuno, infatti offre la possibilità anche ai vegetariani e ai vegani di non gustarsi il loro speciale kebab.

 “La clientela continua a crescere ed è davvero trasversale, e tra i frequentatori ci sono anche persone provenienti dal Medio Oriente e Nord Africa che vengono a gustare le specialità della loro cucina” racconta uno dei soci fondatori in un’intervista. “Credo che ciò avvenga perché, pur con qualche adattamento necessario per venire incontro alle preferenze gastronomiche del nostro Paese, come la riduzione della quantità di spezie, aglio e limone, rispettiamo con attenzione le ricette tradizionali”.

Questa piccola attività, incarna un esempio di come il nostro Paese sia sempre più cosmopolita e di come la cucina riesca sempre ad avvicinare i popoli e a valorizzarne le differenze.

Samia Oursana
 

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