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Takua Ben Mohamed: “Velo e fumetti contro i pregiudizi”

Faccio tutto da sola, con le mie tavole, le squadre e le matite. Creo di notte, è come se le mie storie prendessero vita"

Roma – 28 gennaio 2013 – Tunisina di nascita e romana d'adozione, Takua Ben Mohamed nasconde dietro uno sguardo timido l’artista che è in lei.

"Mi pregavano di parlare". "Arrivai in Italia all'età di otto anni. Raggiungemmo mio padre nella provincia romana con il resto della famiglia. Lui era qui da diversi anni come rifugiato politico. Ricordo che a scuola ero l'unica straniera e le maestre erano molto comprensive con me, persino il preside cercava di mettermi a mio agio. Per me era stato un cambiamento drastico, non conoscevo la lingua e rispetto alla Tunisia era tutto molto diverso. Ero così timida che i miei compagni di classe mi pregavano di parlare, facevano a gara per strapparmi qualche parola di bocca".

Il velo, una sfida. "Superato lo scoglio della lingua fu tutto in discesa, elementari e medie trascorsero piacevolmente. Le mie amicizie non cambiarono quando indossai il velo. È stata una decisione che ho preso da sola, anzi mio padre non voleva, diceva che ero ancora piccola, effettivamente avevo solo undici anni. Ma ero convinta e sono andata avanti per la mi strada. Era il 2002, dopo l'11 settembre molti ci additavano e prendevano in giro le mie sorelle maggiori perché portavano in velo. Così l'ho voluto mettere anch'io, come gesto di sfida".

L'arte che è in me. "Ho sempre amato disegnare, da piccola lo facevo anche sulla sabbia, ma mai avrei pensato di realizzare quello che faccio oggi. Ho iniziato ad esprimere la mia parte artistica con la calligrafia araba, poi un po' per gioco ho comminiate a disegnare. E' mio padre che mi ha supportato all'inizio e continua a incoraggiarmi ad andare avanti. Studio da autodidatta a casa con le mie tavole, le squadre e le matite. Preferisco creare i miei fumetti di notte, è come se prendessero vita”.

Il fumetto. "Ricordo l'emozione della prima mostra con i miei fumetti, la storia di una ragazza e il suo velo. Sono passati circa quattro anni e ho fatto altri lavori fino ad ora, uno dei più recenti è un mini cartone animato dedicato alle conseguenze della guerra sui bambini. Ecco, questo è un ambito in cui vorrei addentrarmi maggiormente e specializzarmi. Ci vuole molta forza di volontà, oltre a mezzi costosi. Io faccio ancora tutto a mano, ma non nego che mi piacerebbe imparare ad usare i software e tutti i mezzi tecnologici per disegnare”.

“Faccio tutto da sola. Immagino i personaggi e la storia ed inizio scrivendo la sceneggiatura, poi giù a disegnare. Mi piace affrontare diversi temi, compresi l’islam d’Italia, i pregiudizi sul velo e ciò che accade in Medio Oriente. Il fumetto per me è stata una vera scoperta e devo dire che da quando ci siamo incontrati è parte della mia vita".

Samia Oursana
 

 

 

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