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Criminalizzare non dà sicurezza

di Giuseppe Casucci, coord. Nazionale UIL Politiche Migratorie Roma – 14 maggio 2008 – Bisognerà leggere i contenuti del  “pacchetto sicurezza” del nuovo Esecutivo, prima di dare un giudizio di merito anche se, dalle anticipazioni giunte dai media, la proposta si configura come un grande arretramento sul piano del diritto civile, e dei diritti fondamentali della persona.

In presentazione c’è, io credo, qualcosa di diverso dalla lotta all’immigrazione clandestina. Si tratta di un messaggio duplice, rivolto più agli italiani ed agli immigrati in generale.

La parte rivolta a noi è tesa a sottolineare l’italica diversità da chi viene dal Terzo Mondo e, insieme, la rassicurazione che c’è un limite all’immigrazione e che il nuovo esecutivo metterà un freno agli ingressi, non solo quelli clandestini. E che l’obiettivo sia l’immigrazione in generale appare evidente da alcune delle misure annunciate: niente regolarizzazioni,  inasprimento delle condizioni per chiedere il ricongiungimento familiare, irrigidimento delle norme per l’asilo e, prevedibilmente, poche e scarne quote d’ingresso per lavoro.

Il messaggio rivolto agli immigrati è soprattutto dissuasivo sul piano propagandistico.
E’ ben noto l’effetto attesa che alcune dichiarazioni dei politici determinano nel comportamento dei flussi migratori. Alcune interviste dell’ex ministro della solidarietà sociale sono state accusate di produrre un effetto richiamo per nuovi sbarchi. Oggi il mostrare il muscoli da parte del Viminale, si propone l’effetto speculare: la desistenza per quanti ancora sono in procinto di intraprendere il percorso migratorio. Il messaggio è forse rozzo, ma chiaro: “non venite da noi, o finirete in galera”.

Quello che non viene messo in conto è il target a cui queste minacce vengono profferite: per chi rischia la morte nell’attraversare il deserto, ed ha parenti scomparsi nella attraversata del Mediterraneo, per chi non ha futuro e non ha nulla da perdere, essere arrestati non fa molta paura: in effetti per chi ha dovuto sopportare i campi di detenzione in Libia, i CPT o anche le carceri italiane sembreranno comunque un miglioramento. A riprova di questa tesi, richiamo quanto accaduto da noi dopo l’introduzione della legge 271/2004 , dispositivo con cui il precedente Governo Berlusconi ha trasformato in reato la condizione di presenza irregolare in Italia, punendo con la reclusione fino a 4 anni chi non obbedisce all’ordine di espulsione. Cosa sia successo dopo è ben noto a tutti: la presenza degli irregolari da allora si è comunque triplicata.

Dubito molto, dunque, che le misure proposte avranno, nel medio periodo, grandi risultati. E’ ben noto che a chiusura dei canali legali d’ingresso si ottiene solo l’aumento degli ingressi irregolari.

Sono convinto che è nell’interesse di tutti una vera riforma della normativa sull’immigrazione, cominciando da analizzarne le caratteristiche ed i meccanismi che la creano e ne accentuano la irregolarità; io credo che rendere più facile l’immigrazione regolare, contrastando nel contempo l’economia sommersa, produrrebbe più risultati che cento minacce di espulsione.

E’ certo sicuro che la governance di un processo complesso come quello migratorio non si ottiene “manu militari” e che lo spirito di rifiuto verso gli stranieri finirà solo per produrre maggiori lacerazioni dello spirito di civile convivenza, come anche provano i sondaggi sullo stato d’animo dell’opinione pubblica verso gli immigrati, ma in fondo anche quello degli stranieri verso gli italiani.

Giuseppe Casucci
Coord. Nazionale UIL Politiche Migratorie

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