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Pensione per i lavoratori stranieri: cosa fare se si è lavorato in più Paesi? L’esperto risponde

Roma, 28 settembre 2022 – Per il cittadino straniero (comunitario o di Paese Etra-UE) che svolge attività lavorativa in Italia operano le stesse norme per il godimento della pensione previste per il lavoratore italiano (versamento dei contributi ed età pensionabile), con piena parità di trattamento tra immigrati e cittadini italiani.

Ma cosa succede se il lavoratore straniero ha lavorato in diversi Stati, europei o extra-Ue?

Innanzitutto bisogna precisare che in caso di attività svolta in più Paesi operano norme diverse a seconda che:

  • Il cittadino straniero abbia lavorato in altro Paese dell’Unione Europea.
  • Esistano convenzioni in materia di sicurezza sociale tra l’Italia e l’altro Stato.

Cittadini che hanno lavorato in Italia e altri Stati dell’Unione Europea, dello Spazio Economico Europeo (Islanda, Liechtenstein, Norvegia) e in Svizzera

Coloro che hanno lavorato, oltre che in Italia, anche in un altro dei Paesi indicati possono unire i periodi contributivi sia italiani che esteri. I contributi versati all’estero potranno quindi essere sommati a quelli maturati in Italia ai fini del raggiungimento dell’età pensionabile.

La pensione, invece, se si desidera richiederla in Italia, verrà calcolata in proporzione ai contributi qui versati.

Esempio: cittadino romeno ha lavorato in Romania, in Ungheria e in Italia: il calcolo dei periodi contributivi ai fini della pensione in Italia potrà essere effettuato sommando i contributi versati anche in Romania ed Ungheria. In questa maniera il lavoratore avrà diritto alla pensione di vecchiaia.

NOTA: bisogna maturare un periodo minimo di assicurazione e contribuzione nel Paese che concede la pensione, per poter ottenere la “totalizzazione”, ovvero la somma dei periodi maturati in più Stati.

Il periodo minimo, in Italia e nei paesi europei, è pari a 52 settimane.

CITTADINI DI STATI IN CONVENZIONE CON L’ITALIA

Con taluni stati non appartenenti all’Unione Europea ma con cui l’Italia ha importanti rapporti di emigrazione o da cui provengono flussi migratori, sono invece state stipulate “convenzioni bilaterali di sicurezza sociale”.

Tali patti mirano a regolare alcuni rapporti tra i due Paesi interessati e, tra le previsioni in genere contenute, prevedono la possibilità per i lavoratori che svolgono attività nell’altro Stato di sommare i periodi di contribuzione maturati nei due diversi Paesi.

Al seguente link è possibile visionare le singole convenzioni, per Paese di interesse: https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=45849

Articolo realizzato per Stranieri in Italia da: Federica Merlo, avvocato

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