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Corte di Giustizia: limiti al diritto di circolazione devono rispettare principio proporzionalità

"Le limitazioni nazionali al diritto alla libera circolazione devono essere fondate sul comportamento personale dei cittadini e rispettare il principio di proporzionalità. Tale comportamento deve costituire una minaccia reale, attuale e sufficientemente grave nei confronti di un interesse fondamentale della società".
Lo stabilisce la Corte di Giustizia delle Comunità europee in una sentenza del 10 luglio avente ad oggetto il diritto di circolazione di un cittadino romeno nello Stato membro del Belgio.
"La Corte ricorda che gli Stati membri sono competenti a determinare, conformemente alle loro necessità nazionali, le esigenze dell’ordine pubblico e della pubblica sicurezza. Comunque, nel contesto comunitario, tali esigenze devono essere intese in senso restrittivo, di guisa che la loro portata non può essere determinata unilateralmente da ciascuno Stato membro senza il controllo delle istituzioni della Comunità europea".
"La Corte conclude che il diritto comunitario non osta a una normativa nazionale che consente di limitare il diritto di un cittadino di uno Stato membro di recarsi nel territorio di un altro Stato membro, in particolare perché questi vi si trovava in «situazione illegale», a patto che siano soddisfatte alcune condizioni. Da una parte, il comportamento personale di tale cittadino deve costituire una minaccia reale, attuale e sufficientemente grave da pregiudicare un interesse fondamentale della società. Dall’altra, il provvedimento restrittivo che si intende adottare deve essere idoneo a garantire la realizzazione dell’obiettivo che persegue e non eccedere quanto necessario per conseguirlo".

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