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Decreto espulsioni comunitari. Governo: “Non sarà convertito in legge”

Nel testo c’era un errore, il governo ne preparerà un altro. Stralciate le norme contro l’omofobia

ROMA – Il decreto sulle espulsioni dei comunitari non verrà convertito in legge, ma il governo varerà comunque in tempo utile un nuovo decreto per continuare ad allontanare dall’Italia chi rappresenta un pericolo per la sicurezza pubblica.

Durante il passaggio in Senato, al testo era stato aggiunta una norma che avrebbe voluto punire le discriminazioni omofobiche, ma che in realtà aveva un riferimento legislativo errato e rischiava quindi addirittura di annullare la legge Mancino contro il razzismo. Così com’era, quindi, difficilmente il testo sarebbe stato promulgato dal Presidente della Repubblica.

Di qui la decisione dell’esecutivo di rinunciare alla conversione in legge, annunciata stamattina dal il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti. Intanto il ministero dell’Interno sta preparando "un altro provvedimento legislativo con carattere di necessità e urgenza: un nuovo decreto legge", ha detto Chiti, che sarà varato "prima della scadenza dell’attuale decreto", quindi quasi sicuramente nel corso del Consiglio dei ministri del 28 dicembre.

Se le cose andranno davvero così, per i romeni, i polacchi e gli altri cittadini comunitari non ci saranno novità. Chi è un pericolo per la sicurezza potrà essere espulso dal prefetto, nei casi più gravi anche con l’aiuto della Polizia.

Il nuovo decreto non contrasterebbe con la sentenza della Consulta che vieta la reiterazione di un decreto legge non convertito. "Si tratterà – ha puntualizzato il ministro – di un provvedimento nuovo, che salvaguarda la continuità delle norme ma che era già nuovo grazie alle modifiche introdotte al Senato". Non conterrà però norme sull’omofobia, confluite in un ddl all’esame della commissione Giustizia della Camera. "La sicurezza è sicurezza: l’omofobia – ha concluso Chiti – è importante, ma è un’altra cosa".

Le reazioni
L’annuncio del governo ha scatenato il fuoco di fila dell’opposizione. "Veltroni si era impegnato molto sul decreto sicurezza, ci piacerebbe ora sentire il suo commento" ha detto Roberto Maroni, capogruppo della Lega alla Camera. "E’ una vergogna: così rispondete alle proteste delle vittime?" aggiunge il suo compagno di partito Roberto Cota.

Jole Santelli, responsabile sicurezza e immigrazione di Forza Italia, parla di "debacle" dell’esecutivo, e stigmatizza le divisioni dle centrosinistra "su due temi fondamentali quali le politiche per la sicurezza e l’etica". "Amato – osserva invece Maurizio Gasparri (Alleanza Nazionale)- disse che si sarebbe dimesso se non fosse passato il decreto. Ora lo farà? E quando chiedono collaborazione come potremmo offrirla a chi fa solo disastri?

Alcuni esponenti della maggioranza condannano invece lo stralcio delle norme contro l’ omofobia.

Gianpaolo Silvestri, senatore del gruppo Pdci-Verdi, si chiede se "l’omofobia appartenga ai dati estetici, al trendy, all’arte e sia quindi materia afferente al ministero della Cultura". "Sarà dunque una casualità – prosegue Silvestri – che dall’omofobia provengano linciaggi, aggressioni, violenze, suicidi. Con le sue dichiarazioni, il ministro Chiti esplicita che quel decreto non è per la sicurezza dei cittadini, ma semplicemente un’odiosa operazione di vendetta a carattere razzista e xenofobo".

Per Manuela Palermi, presidente del gruppo del Pdci al Senato, "perseguire chi compie atti (atti, non idee, come si fa credere) di discriminazione e violenza contro un individuo a causa della religione, dell’appartenenza etnica, dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale, è dovere del legislatore perché, nei casi di repressione, come accadeva in quel decreto, deve dare garanzie alla popolazione meno tutelata. Bene, allora, che il decreto sia caduto. Non lo volevamo prima e non lo rimpiangiamo oggi".

(19 dicembre 2007)

EP

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