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La coppia di fatto non ferma l’espulsione

Cassazione: "I conviventi more uxorio non possono essere equiparati ai coniugi". La sentenza

Roma – 20 giugno 2008 – La legge sull’immigrazione non fa sconti alle coppie di fatto. Chi è clandestino va espulso, anche se ha per compagna una cittadina italiana.

È la linea ribadita dalla Corte di Cassazione in una sentenza deposita giovedì scorso, che ha gelato le speranze di un cittadino extracomunitario (lo chiameremo Said) colpito da un provvedimento di espulsione da parte del magistrato di sorveglianza di Lecce.

Dopo essersi visto respingere dal tribunale un reclamo contro quell’espulsione, Said aveva presentato ricorso  in Cassazione, sostenendo che, allontanandolo, si violava l’inespellibilità degli “stranieri conviventi con il coniuge di nazionalità italiana”, prevista dal Testo Unico (art.19). Particolare importante: Said ha una convivente italiana, ma i due non sono mai convolati a nozze.

Sul tavolo della Corte è arrivata quindi una querelle attualissima (in che misura i diritti delle coppie di fatto sono equiparati a quelli degli sposati?), declinata alla luce della regole sugli stranieri in Italia. 

I giudici hanno respinto il ricorso, ritenendolo infondato. E negando quindi l’equiparazione, nelle garanzie sulle espulsioni, tra coniugi e conviventi.

“La convivenza more uxorio con una cittadina italiana non può costituire legittimo motivo ostativo all’espulsione” si legge nella sentenza.  “Nella giurisprudenza é stato ripetutamente stabilito che il divieto di espulsione di cittadino extracomunitario coniugato con cittadino italiano o convivente con parenti entro il quarto grado di cittadinanza italiana, risponde all’esigenza di tutelare da un lato l’unità della famiglia e dall’altro il vincolo parentale che riguarda persone che si trovano in una situazione di certezza di rapporti giuridici ed è invece assente nella convivenza more uxorio".

Secondo la Corte, non è possibile “estendere l’equiparazione tra famiglia legittima e famiglia di fatto alla materia di immigrazione clandestina, disciplinata da norme di ordine pubblico e nella quale l’obbligo dell’espulsione incontra solo i limiti strettamente previsti dalla legge, al fine di escludere facili elusioni alla normativa dettata per il controllo dei flussi migratori". E questa omessa equiparazione, precisano i giudici “non rende la norma contraria al dettato costituzionale”.

Niente da fare, quindi, per Said. Se vorrà rimanere in Italia, dovrà pronunciare, insieme alla sua compagna, il fatidico “sì”.

Elvio Pasca


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