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Regolarizzazione: con la ricevuta non si esce dall’Italia

Stop dal ministero dell’Interno: non è un documento valido per varcare le frontiere Roma – 7 ottobre 2009 – Niente viaggi a casa per chi attende la regolarizzazione. Trecentomila colf e badanti dovranno rimanere in Italia almeno fino a quando la loro domanda non verrà accettata e firmato il contratto, potranno finalmente chiedere il permesso di soggiorno.

Chi ha chiesto di essere regolarizzato, ha chiarito il ministero dell’Interno, non può essere equiparato a chi, arrivato in Italia rispettando la legge, ha chiesto il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.  E lo stesso vale per le ricevute di queste domande.

Il cedolino del rinnovo permette di uscire e rientrare in Italia, basta esibirlo alla frontiera e non fare tappe in altri Paesi Schengen durante i viaggi di andata o di ritorno. La ricevuta della regolarizzazione, spiega invece il Viminale, "non presenta caratteri di sicurezza anticontraffazione" e quindi si rischierebbe di "consentire l’ingresso e la permanenza sul territorio nazionale a soggetti privi dei requisiti e delle condizioni stabilite dalla legge".

La ricevuta delle domanda è insomma un documento valido per mettere famiglie e lavoratori al riparo dalle sanzioni delle norme anticlandestini, ma non è un lasciapassare universale. Il peso che questa limitazione avrà su trecentomila lavoratori crescerà di pari passo con i tempi della regolarizzazione.

La circolare del Viminale

Elvio Pasca

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