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Amazona Hajdaraj: “Racconto l’abbandono, la pazzia, l’immigrazione…”

“Cara mamma”, della scrittrice albanese in Italia, premiato al concorso Lingua Madre. “Cosa voglio fare di più? Vivere…”

Torino – 21 maggio 2015 – “Cara mamma! Non so se questo Natale è stato il peggiore della nostra vita o il migliore, lascio giudicare a te. Nella casa famiglia dove sono da sei mesi non mi manca nulla. Siamo sei ragazzi, e i nostri genitori temporanei sono favolosi…"

Inizia così il racconto “Cara mamma” di Amazona Hajdaraj, una delle vincitrici di Lingua Madre, concorso letterario dedicato alle autrici straniere che scrivono in italiano. Qualche giorno fa, al Salone del Libro di Torino, si è meritato il premio speciale Torino Film Festival.  

Hajdaraj, 40enne di Scutari, vive da anni ad Asti. “Il mio racconto potrebbe non piacere a tutti, qualcuno potrebbe sentirsi accusato, a qualcun altro potrebbe sembrare esagerato. È  semplicemente vita reale di qualche tempo fa che ha lasciato piaghe aperte ancora oggi” dice a Shqiptariiitalise.com.

“In poche parole, – spiega la scrittrice – in “Cara mamma” tratto temi come l’abbandono, l’emigrazione, il traffico di uomini, la violenza e la pazzia. Sono cose che non succedono ai più, per fortuna, ma fanno parte della vita e non devono lasciarci indifferenti”.

Ha cominciato a scrivere da piccola (“filastrocche più che poesie” dice ridendo) e ha coltivato la sua passione anche negli anni. "Oggi scrivo racconti brevi e poesie, – dice – in albanese e italiano. Sto pubblicando online a puntate un racconto per bambini. A fine mese spero di pubblicare un piccolo libro con la raccolta dei miei racconti in italiano e albanese".  "Sarebbe un bel regalo a me stessa per i miei 40 anni che faccio a giugno" aggiunge sorridente.

Parlando con Amazona Hajdaraj realizzi che è una persona molto positiva, di una volontà ferrea, che non si ferma davanti a niente e affronta la vita con ottimismo. La scrittura è soltanto una delle tante cose in cui si impegna e che fa benissimo.

È arrivata in Italia a 17 anni per stare insieme al ragazzo conosciuto nella sua città natale. Oggi è suo marito e insieme hanno due figlie.

Le prime difficoltà? “Quante ne vuoi, come tutti gli immigrati albanesi in Italia e specialmente nei primi anni ’90. Non voglio ricordarle, però. Oggi giro la testa indietro soltanto per sentirmi felice della grande strada che ho fatto”.

A Scutari, Hajdaraj lascia a metà le superiori, ma una volta in Italia, anche se diventa quasi subito mamma e deve sempre lavorare, non tralascia gli studi.
“Non mi perdonavo il fatto di non aver finito la scuola, mi sentivo come si mi mancasse una parte di me. Come tutt’ora, avevo sete di sapere, imparare, vivere. Inoltre pensavo sempre: “Che esempio sarò per mia figlia? Quello di una madre che si arrende al destino?” Non possiamo chiedere nulla all’altro se non lo facciamo prima noi stessi”.

Hajdaraj segue ad Asti la scuola media superiore serale in ragioneria, dopo si specializza in tecnica aziendale e adesso è al secondo anno dell’Università, Scienze politiche dell’Amministrazione a Torino. Intanto, dal 2008 lavora in uno studio di commercialisti.

 “Quando cominciai le superiori avevo 25 anni e una figlia di 9 che spesso prendevo con me ai corsi serali. La seconda figlia nacque quando seguivo il quarto anno. Praticamente portavo anche lei con me a scuola…”.

Il suo motto è “Volere è potere”. “Ho due Amazone dentro di me che spesso combattono fra di loro. Quando una si sente stanca, dice all’altra: “Ma cosa vuoi fare di più? Hai la famiglia, un lavoro, la salute, hai tutto. L’altra le risponde: “Io vivo, non faccio niente che altri prima di me non hanno già fatto”.

 Diventa molto seria e aggiunge: “Spesso penso che se mi fermo arriverà la morte. Non parlo di quella fisica. È quella dell’anima che mi spaventa di più”.

Keti Biçoku
Shqiptariiitalise.com

Amazona Hajdaraj: "Dhuna, braktisja, emigrimi e çmenduria nuk mund të na lënë indiferentë" (Shqiptariiitalise.com)

 

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