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Cristina Zambrano León, l’inedito nel Libro i Giorni della Vergogna

Questo libro racconta i giorni della vergogna, riflette sull’essenza del nostro razzismo, cerca di spiegare come difendersi dalla sua minaccia. Soprattutto, vuole avviare una riflessione ormai improcrastinabile sul nuovo volto di questo Paese, che guardandosi allo specchio non si riconosce e ora rischia di scontarne le conseguenze.


CRISTINA ZAMBRANO LEON: IL RAZZISMO? FRUTTO DELL’EMARGINAZIONE!
Amo l’Italia e mi considero parte integrante di essa, anche se sono cresciuta sentendomi straniera giacché non ho mai avuto la stessa libertà e gli stessi diritti dei miei coetanei italiani, problematica esclusivamente burocratica.
Quando sono arrivata qui avevo quindici anni, qui ho frequentato le scuole superiori e l’università e ora muovo i miei primi passi nel mondo del lavoro. Nonostante io abbia avuto e ho tuttora la fortuna, grazie al percorso intrapreso dai miei genitori prima del mio arrivo, di poter frequentare le stesse scuole, gli stessi ambienti, di vivere nello stesso quartiere e di mangiare gli stessi pasti degli italiani, la società italiana spesso non mi ha dato l’opportunità di sentirmi completamente integrata.
Sono profondamente latina, la considero la mia ricchezza, ma mi sento anche profondamente italiana.
Tutto ciò che ho l’ho ottenuto grazie ai miei sforzi, alle mie capacità personali e alla mia voglia di affermarmi come cittadina in quello che considero il mio paese, anche se il mio percorso è stato sovente ostacolato da occasioni di discriminazione burocratica. Fino a qualche mese fa, per dirne solo una, ero costretta ancora a rinnovare il mio permesso di soggiorno, come un’immigrata arrivata qui da pochi mesi a cercare lavoro anche se sono cresciuta qui.
Con ciò, tuttavia, non voglio affermare che l’Italia è un paese razzista, anche se il confine con la discriminazione è molto labile. La mia impressione è che la maggior parte degli italiani siano spaventati e incuriositi dal “diverso”, intendendo con questo termine le differenze dei tratti, del colore della pelle, di culture e tradizioni.
Tutto questo deriva da una sorta di ignoranza collettiva guidata da un sistema socio-politico ancora legato a schemi di un paese che non c’è più, che non ha usato il passato per modellare un futuro più inclusivo, che è rimasto troppo ancorato al recupero della memoria e ad arcaiche concezioni, che non si è adattato ai cambiamenti, che non ha accettato le nuove generazioni, i nuovi sistemi e modi di pensare, ormai parte integrante di un’Italia già globalizzata. Meccanismi, questi, che aumentano la vulnerabilità delle persone, che incidono inevitabilmente sulla sensibilità di venirci incontro e allo stesso tempo il rafforzamento della durezza, intesa come rabbia del discriminato. Esso a sua volta, si trasforma in colui che discrimina o che si emargina dal resto della società, innescando così il vortice della discriminazione reciproca.
Forse l’Italia non è pronta o, anzi, non sfrutta adeguatamente i propri strumenti per cambiare questo sistema e accelerare un processo di integrazione vicendevole, che urge nella società in cui viviamo. Così, persistendo una cattiva comunicazione, un uso sbagliato delle risorse umane, rischiamo che le nuove generazioni crescano in un ambiente ignorante contaminato da ideologie sbagliate, da fenomeni e atti di forte discriminazione.
Che potrebbero sfociare nel vero razzismo!.
Dott.ssa Cristina Zambrano León

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