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Tra giochi e bandiere, le seconde generazioni dei filippini riscoprono le radici

Centinaia di ragazzi si sono riuniti a Romaper indossare i colori del Paese d'origine e giocare a Patintero, Tumbang preso, Luksong tinik e Chinese garter. Ruel: “Commovente! Magari tra noi potremmo parlare in tagalog!”

Roma – 27 aprile 2012 – Tra una bandiera umana e giochi tradizionali la comunità filippina di Roma cerca di unire le sue seconde generazioni, sperando che non perdano la cultura dei genitori.

Domenica scorsa, nei cortili di Basilica di Ss. Pietro e Paolo, quasi 400 giovani tra i 13 anni e i 20 anni  si sono uniti per cantare l’inno nazionale e formare un’enorme bandiera filippina, indossando i colori del Paese asiatico. Il blu rappresenta la nobiltà, il rosso il coraggio e l’eroismo, il bianco la purezza e la pace, il giallo la speranza.

“L’iniziativa è stata lanciata dal Centro Cappellania Filippina a Roma e sostenuta dal Sentro Pilipino Youth Ministry, in collaborazione con le Ambasciata presso la Santa Sede e in Italia,  il Gruppo Consiglieri Aggiunti di Roma Capitale e diverse associazione filippine.

“Non è stato facile trovare il punto comune dei ragazzi di oggi, tanto presi dalle nuove tecnologie come computer o tablet. La socializzazione sta diventando anche virtuale e proprio per questo abbiamo pensato di farli anche giocare ai nostri giochi tradizionali, che non hanno mai conosciuto. È stata una giornata divisa in due parti, la prima dedicata alla conoscenza della bandiera, la seconda sportiva” commenta padre Velos, il parocco di Santa Pudenziana,dove ha sede la cappellania filippina a Roma.

“Mi sono commosso! Ero pronto per partecipare ai giochi ma cantare l’inno nazionale, tenendo la mano al petto, con altri  giovani nati in Italia come protagonisti di un evento direi molto importante, è stato veramente indimenticabile”, commenta Ruel, un sedicenne nato a Roma. “Sarà un nuovo inizio per noi, magari il prossimo obiettivo è parlare tra di noi in tagalog”.

Dopo una preghiera  e un giuramento di sportività, sono iniziati i giochi.

Nel Patintero due squadre si affrontano su un campo tracciato col gesso cercando ognuna di invadere gli spazi dell’altra. Al Tumbang preso si gioca scalzi, e con una ciabatta in mano si colpisce una lattina vuota cercando di farla uscire da un cerchio.

Nel Luksong tinik i giocatori, a turno, cercano di saltare un ostacolo, sempre più alto, formato con le mani dagli avversari. Si salta anche nel Chinese garter, ma questa volta l’ostacolo è rappresentato da un elastico teso e man mano sollevato da due avversari.

 

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Pia Gonzalez

 

 

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