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Regolarizzazione, in fila agli sportelli anche datori di lavoro italiani

In coda per colf e badanti, ma in tanti chiedono l’estenione anche per altri settori ROMA, 22 luglio 2009 – In fila agli sportelli degli uffici immigrazione si parla anche italiano. Sono sempre di piu’ infatti i datori di lavoro che, avendo una badante o una colf straniera in casa, cercano di districarsi tra le norme della regolarizzazione.

Un fenomeno che ha sempre meno il carattere dell’eccezionalita’ almeno secondo quanto rilevano i sindacati. ”E’ un dato diffuso – conferma a LABITALIA Morena Piccinini, segretaria confederale della Cgil – che i datori di lavoro, in Italia, sono disposti a mettersi in regola. Ma questo dimostra anche che la regolarizzazione cosi’ come concepita solo per badanti e colf, sia un atto profondamente ingiusto. Dovrebbe infatti essere estesa anche ad altri settori produttivi che comunque sono contraddistinti da manodopera in nero”.

”Le famiglie italiane – continua Morena Piccinini- sono sempre piu’ consapevoli che questa nuova legge sulla sicurezza ‘esponga’ i lavoratori stranieri. Tra gli immigrati, colf e badanti appunto, persiste quindi il timore di svelarsi e magari di essere rispediti a casa. Per questo i datori di lavoro richiedono in prima persona esplicitamente quale sia la procedura per poter procedere alla regolarizzazione e cio’ dimostra anche quanto umanita’ in piu’ abbiano rispetto al governo che ha invece emanato questo provvedimento”.

”La necessita’ di informarsi anche da parte dei datori di lavoro – spiega a LABITALIA Liliana Ocmin segretario confederale della Cisl, responsabile dipartimento Politiche migratorie, donne e giovani – non ci meraviglia piu’ di tanto. Del resto stiamo parlando di uno strumento per far emergere il lavoro nero. Anche se molti cercano di sapere a cosa vanno incontro nel caso si ravvisi una situazione di irregolarita’.

E’ positivo – commenta – che il Governo abbia annunciato di voler affrontare il tema della regolarizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori domestici, italiani ed immigrati. Tuttavia non si tiene in considerazione l’emersione di altri settori produttivi come l’edilizia e la ristorazione”.

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