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“I razzisti hanno bruciato la nostra bandiera”

Tivoli, una famiglia polacca l’aveva esposta in segno di lutto. "Qui gli stranieri vengono presi di mira"

Roma – 21 aprile 2010 – Bogdan e Anna Maria Turek sono arrivati in Italia dalla Polonia 18 anni fa, qui è nato il piccolo Yarim, 9 anni. All’inizio si sono stabiliti a Roma, poi a Torvaianica e nel 2009 si sono trasferiti a Tivoli.

bandiera21aprinside.jpg"Dal momento che viviamo qui ho notato un atteggiamento molto brutto della società locale nei confronti degli stranieri" racconta Anna Maria.  "Non c’è solo la "caccia" ai cittadini romeni, che rappresentano la maggioranza tra gli stranieri che abitano a Tivoli, anche i polacchi sono stati presi di mira".

L’ultimo atto di xenofobia si è verificato dopo la tragedia aerea di Smolensk, quando la famiglia Turek ha deciso di esporre la bandiera polacca listata a lutto.

"Il dieci aprile mio figlio, che è nato in Italia e non è mai stato in Polonia, ha sentito la notizia dell’incidente di Smolensk  in cui hanno perso la vita i vertici dello Stato. Quindi ci ha chiesto di mettere la bandiera alla finestra" racconta al signora Turek.

Un gesto che deve aver dato fastidio a qualcuno. "Il giorno dopo, ci siamo accorti che durante la notte avevano cercato di strapparla e così l’abbiamo fissata meglio" continua la donna. Ma non è bastato.

La mattina del tredici aprile Yarim, uscendo da casa per andare a scuola, si è accorto che la bandiera era completamente bruciata. "Abbiamo raccolto i pezzi della nostra bandiera e siamo andati al commissariato – racconta la donna – Purtroppo la polizia non ha reagito nel modo in cui immaginavamo, ha detto che si poteva fare solo uno denuncia contro ignoti".

La signora Turek ha segnalato alla rappresentanza diplomatica della Polonia a Roma. L’ambasciatore Andrzej Chmielewski ha inviato quindi una lettera al sindaco di Tivoli Sandro Gallotti chiedendogli di “intervenire affinché simili atti di ostilità verso gli stranieri di Tivoli non si ripetano e si stabilisca il clima di amichevole convivenza e tolleranza del quale l´Italia giustamente è orgogliosa”

Anna Malczewska

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