Una "poetessa per destino", emigrata dall’Argentina 20 anni fa
Patria bandiera idioma frontiera paese quartiere condominio famiglia filo spinato cognome eredità confine Stranieri sono gli altri.
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Scarni ma forti Agili piedi che colmano le distanze Piedi piccoli come quelli di mio padre Magri resistenti ai traslochi agli adii Piedi memori segnati da scarpe povere ma dignitosi Liberi piedi per strade senza ritorno Perseveranti ribelli Piedi nomadi instancabili Dispari.
"Sarà poeta? … Dio non lo voglia" . Con la frase di un amico in attesa della nascita del figlio si presenta Lidia Amalia Palazzolo. Nata a Buenos Aires nel 1951, da più di 20 anni in Italia, da 15 in Trentino, poeta per destino, antropologa per sopravvivere. Girando il mondo ha pubblicato in numerose riviste e antologie il suo universo multiforme di scrittrice transumante. Scrivere per lei è un modo di dare nome alle cose. In una riflessione Lidia dice: "Così come il poeta è uno smemorato che nomina ogni volta perché ogni volta dimentica. E forse il destino finale dei poeti è proprio il silenzio".