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Cori razzisti. Eto’o: “Non porto i miei figli allo stadio!”

Dura dichiarazione da parte del giocatore camerunese. Celebre la sua lotta al razzismo in campo

Cosi’ l’attaccante camerunese del Barcellona Samuel Eto’o, piu’ volte oggetto di cori razzisti, ha dichiarato ad un quotidiano spagnolo. "Ascolterebbero cose difficili da spiegare – ha affermato il giocatore – Vorrei che non fossero esposti al fenomeno del razzismo. E’ un qualcosa che mi affligge e mi disturba al livello personale: giocatori, leader e media dovrebbero fare un grande sforzo perché nessuno si debba sentire disprezzato per il colore della sua pelle".

La vicenda Eto’o
L’attaccante fu vittima di razzismo, nel corso della scorsa stagione calcistica. Eto’o è stato, infatti, uno dei calciatori che hanno agito con più fermezza per combattere il problema dei cori razzisti.
Nel febbraio 2006, Eto’o rimase vittima di insulti verbali molto pesanti da parte di alcuni tifosi nel match contro il Real Zaragoza. Durante l’incontro, la gente sugli spalti cominciò ad imitare il verso della scimmia ogni volta che Eto’o toccava la palla. Profondamente offeso, il calciatore tentò di abbandonare il campo a gara in corso, ma venne fermato dai suoi compagni di squadra e dall’arbitro, che cercò di calmarlo. Nella conferenza stampa dopo la partita dichiarò che il suo gesto non aveva niente a che vedere col gioco del calcio, ma per i cori razzisti dei tifosi avversari riguardanti il colore della sua pelle.

Anche Ronaldinho, compagno di squadra di Eto’o è stato vittima di episodi del genere: in quell’occasione, infatti, si schierò a fianco del giocatore camerunese, minacciando che se il compagno di squadra avesse abbandonato il campo, lui lo avrebbe seguito.
In seguito alla vicenda il Real Zaragoza venne multato di 9.000 euro, multa che Eto’o ha definito non sufficiente. Secondo il giocatore, lo stadio della squadra avversaria sarebbe dovuto rimanere chiuso per almeno un anno.

Anche grazie alla reazione di Eto’o il fenomeno del razzismo nel calcio è stata portato all’attenzione dei dirigenti della FIFA, il cui presidente Blatter ha imposto sanzioni più dure nel quadro della lotta alle discriminazioni.

"Preferisco che i miei figli non vadano allo stadio".

5 aprile 2007

 

Pierpaolo Festa

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