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Milano: bomba contro la moschea di Via Quaranta

L’ordigno è esploso solo parzialmente, quest’estate attentati simili a Segrate, Abbiategrasso, Brescia e Rimini.  Gli inquirenti: "Intolleranza e discriminazione"

Milano – 4 febbraio 2008 – Nella notte tra sabato e domenica un ordigno rudimentale è esploso all’ingresso della moschea di via Quaranta a Milano. Era stato piazzato tra le inferriate e il doppio vetro di una porta finestra che dà sulla strada, ma solo uno dei candelotti di esplosivo ha preso fuoco, circostanza che ha limitato i danni.

L’attentato è stato rivendicato domenica pomeriggio con una breve telefonata al quotidiano ‘Il Giornale’nel corso della  quale non è stata però nominata alcuna sigla. "Rivendichiamo gli ordigni esplosi questa notte all’1.01 alla moschea di Via Quaranta" ha detto una voce maschile dall’altro capo del telefono.

"Ho sentito un botto che mi ha svegliato. – ha raccontato una donna che abita vicino alla moschea – Ho alzato le tapparelle e non avendo visto nulla e nemmeno sentito la sirena dei pompieri ho pensato a un grosso petardo o, poiché questa è una zona industriale, a un capannone che si era incendiato come era accaduto qualche anno fa". Alì Sharif, il responsabile di via Quaranta, è arrivato allamoschea ieri pomeriggio, e ha trovatoa ll’ingresso un sacchetto semi bruciato, quindi ha avvertito le forze dell’ordine.

L’inchiesta verrà condotta dal pool antiterrorismo della Procura di Milano,  ma i primi accertamenti ricollegano l’episodio a fenomeni di intolleranza e discriminazione.

"Siamo molto dispiaciuti – ha detto Sharif – siamo brava gente, vogliamo andare d’accordo con tutti e siamo per la pace". Quello della scorsa notte è l’ultimo di una lunga catena di attentati che si sono susseguiti a Milano, nell’hinterland, in Lombardia e in Romagna: da quelli della scorsa primavera alla sedi milanesi dell’Islamic Relief e del Coreis, a quelli in estate contro le moschee di Segrate, Abbiategrasso, Brescia e Rimini.

"Questi sono i risultati di una campagna razzista e anti-islamica e di odio nei nostri confronti che va avanti da anni", ha commendato Abdel Hamid Shaari, portavoce del Centro Culturale Islamico di viale Jenner dove, in un garage, ha sede la moschea milanese più frequentata. "Anche se per fortuna non ci sono danni, stanno cercando di provocare la comunità islamica per spingerla a reagire. Per questo – ha concluso – ci appelliamo alle autorità affinché fermino la mano di questa gente che fa di tutto per cercare la strage".

 

 

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