La Cassazione non riconosce aggravanti di discriminazione. "Italiani non sono minoranza in condizione di inferiorità"
Roma – 26 marzo 2010 – “Negro di m.” è un insulto razzista. “Italiano di m.” è un insulto e basta. Lo dice la Cassazione.
La Quinta sezione penale (sentenza 11590) ha bocciato il ricorso della Procura di Trieste che chiedeva una condanna più grave per un immigrato residente a Pordenone, Onkar S., multato con 900 euro per avere ingiuriato Mauro C. dandogli dell”italiano di m.’.
Già il giudice di Pace di Pordenone, nel dicembre 2008, aveva condannato con una multa di 900 euro Onkar S. per i reati di ingiuria, percosse e minaccia nei confronti di Mauro C.. Una condanna senza aggravanti contro la quale ha fatto ricorso senza successo in Cassazione la Procura di Trieste.
Piazza Cavour ha respinto il ricorso e ha evidenziato che "dalla sentenza impugnata non si desume che la frase ingiuriosa ‘italiano di m.’ fosse stata pronunciata consapevolmente per finalità di discriminazione, di odio nazionale razziale o di conflitto tra persone a causa della etnia, non risultando che l’imputato avesse manifestato odio e sentimenti similari connaturati da una situazione di inferiorità degli italiani".
Anche perchè, annota piazza Cavour, "non si può ritenere che il riferimento all”italiano’, nel comune sentire, nel nostro territorio, in cui italiano e’ stragrande maggioranza e classe dirigente, sia correlato ad un sentimento che può dare luogo ad un pregiudizio corrente di inferiorità". Una espressione, dunque, non equiparabile a ‘negro..’ o ‘sporco negro’, dice piazza Cavour, perché quest’ultima "rivolta a persona di pelle scura integra gli estremi di ingiuria aggravata dalle finalità di discriminazione o di odio etnico".
L’epiteto in questione, invece, insiste la Cassazione, non merita l’aggravante perchè "il termine ‘italiano’, accoppiato alla parola ingiuriosa, può essere letto come individualizzazione di una persona singola nei cui confronti si ha disistima, piuttosto che come riferimento ad una identità etnica in quanto facente parte di una comunità nazionale, quella italiana, che proprio nel nostro paese può essere correlata ad una situazione di inferiorità o suscettibile di essere discriminata".