Le stime dell’Unhcr sui naufragi di migranti e richiedenti asilo. Molti costretti a partire durante la guerra in Libia. Questo mese già partiti tre barconi, uno è disperso
Roma – 31 gennaio 2012 – Oltre 1.500 persone annegate o disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo e raggiungere l’Europa nel solo 2011. Queste le stime dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) che rendono l’anno appena trascorso quello col maggior numero di vittime nella regione, da quando – nel 2006 – l’Agenzia ha cominciato ad elaborare queste statistiche. Il precedente primato risaliva al 2007, quando le vittime e i dispersi furono 630.
Il numero reale di persone che hanno perso la vita in mare potrebbe essere anche maggiore, mettono in guardia i team di operatori UNHCR in Grecia, Italia, Libia e Malta. Le stime dell’Agenzia si basano su interviste con coloro che sono riusciti a raggiungere l’Europa via mare, su telefonate ed email di parenti, oltre che su resoconti dalla Libia e dalla Tunisia di persone che si trovavano su imbarcazioni affondate o in avaria già nelle prime fasi del viaggio.
Sarebbero stati costretti a imbarcarsi da guardie armate, in particolare in aprile e maggio dalla Libia, tra le strazianti storie raccontate dai sopravvissuti allo staff UNHCR. Il viaggio avveniva su natanti malmessi, che spesso gli stessi passeggeri rifugiati e migranti erano costretti a condurre. Inoltre – emerge ancora dai resoconti dei sopravvissuti – altri passeggeri li avrebbero picchiati e torturati. In Italia sono in corso indagini giudiziarie sulla base di queste affermazioni.
58 mila arrivi in Europa, quasi tutti in Italia
Lo scorso anno ha segnato un record anche per ciò che riguarda il numero di arrivi in Europa attraverso il Mediterraneo: oltre 58.000. Una cifra che ha superato il precedente picco del 2008, quando 54.000 persone raggiunsero la Grecia, l’Italia e Malta. Negli anni 2009 e 2010, le misure di controllo alle frontiere avevano improvvisamente ridotto il numero di persone in arrivo in Europa, mentre all’inizio del 2011 l’arrivo di imbarcazioni si è nuovamente intensificato a seguito del collasso dei regimi in Tunisia e Libia.
Tra le persone arrivate lo scorso anno, la maggioranza è sbarcata in Italia (56.000, delle quali 28.000 provenienti dalla Tunisia). A Malta e in Grecia sono giunte rispettivamente 1.574 e 1.030 persone. La grande maggioranza del totale è arrivata nella prima metà dell’anno. I migranti – e non i richiedenti asilo – hanno costituito la quota maggiore. Da metà agosto fino alla fine dell’anno sono arrivate solo 3 imbarcazioni. Inoltre – secondo cifre fornite dal governo greco – circa 55.000 migranti irregolari hanno attraversato la frontiera tra Grecia e Turchia a Evros.
Il barcone disperso
L’UNHCR si dice turbato per il fatto che dall’inizio del 2012 – nonostante le cattive condizioni meteo-marine – 3 imbarcazioni abbiano tentato la pericolosa traversata dalla Libia, una delle quali risulta dispersa.
La barca – con a bordo almeno 55 persone – ha dato l’allarme il 14 gennaio, segnalando un guasto al motore. La guardia costiera libica ha poi informato l’UNHCR che la scorsa settimana 15 cadaveri – 12 donne, 2 uomini e una bambina, tutti identificati come somali – sono stati trovati sulla spiaggia. Domenica scorsa sono stati recuperati altri 3 corpi. È stato poi confermato che tutte le persone decedute erano residenti somali del malridotto insediamento detto Railway Project, a Tripoli.
Le altre 2 imbarcazioni sono riuscite a raggiungere le coste italiane e maltesi nel mese di gennaio dopo essere state soccorse. Nella prima operazione, il 13 gennaio la guardia costiera italiana ha soccorso 72 cittadini somali, tra i quali una donna incinta e 29 bambini. La seconda barca è stata invece soccorsa dall’esercito maltese il 15 gennaio, con la collaborazione della marina militare USA e di una nave commerciale. A bordo del gommone – trovato alla deriva a circa 56 miglia nautiche da Malta – vi erano 68 persone. Una bambina è nata su una delle imbarcazioni e una donna ha riferito di un’interruzione di gravidanza avvenuta durante il viaggio.