I dati del Rapporto del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) ROMA, 5 ottobre 2009 – Costituiscono una spinta allo sviluppo e non portano via posti di lavoro alla popolazione locale.
Sono i migranti secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), che nel suo rapporto 2009, dal titolo ”Vincere le barriere” si sofferma sul tema della mobilita’ internazionale. Gettando nuova luce su alcuni luoghi comuni errati.
Il rapporto sullo sviluppo umano redatto dall’Undp parte da un presupposto: un miliardo di persone – una su sette – migra, ma di queste, meno del 30% si sposta in Paesi stranieri. I migranti interni, invece, sono 740 milioni. Solo il 3% della popolazione africana, ad esempio, non vive nel proprio paese di origine. Inoltre, tra coloro che emigrano all’estero, soltanto poco piu’ di un terzo si muove da un paese in via di sviluppo a paesi industrializzati.
L’analisi analizza gli effetti positivi della mobilità: i migranti favoriscono la produttivita’ economica, non portano costi rilevanti alle finanze pubbliche dei Paesi ospitanti, esercitano di rado effetti negativi sui lavoratori locali. Eppure, evidenzia il rapporto, gli ostacoli alla migrazione, in particolare a quella dei lavoratori con scarse qualifiche, restano. I governi tendono ad essere piuttosto ambivalenti, riservando loro trattamenti che spesso lasciano a desiderare.
Secondo il rapporto dell’Onu la mobilita’, pur non essendo un sostituto dello sviluppo umano, apporta molti benefici, economici e sociali, ai Paesi di appartenenza, specie se supportata da politiche nazionali adeguate. Le rimesse dei migranti in molte nazioni superano gli aiuti allo sviluppo. La crisi economica globale ha ridimensionato il ruolo dei lavoratori migranti, ma questa situazione cambierà profondamente quando i paesi sviluppati si troveranno a fronteggiare un importante deficit di forza lavoro nei prossimi 40 anni. Il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo sostiene che la domanda di migranti si farà nuovamente consistente nel momento in cui avrà inizio la ripresa economica, con vantaggi importanti, in termini di riduzione dei costi, per le aziende dei paesi più ricchi, sia sul piano amministrativo che dal punto di vista della facilità di assunzione
Il rapporto, infine, aggiorna come di consueto la classifica di 182 Paesi del mondo secondo l’Indice di sviluppo umano (che comprende aspettativa di vita, alfabetizzazione, iscrizioni scolastiche, Pil pro capite). L’Italia, inserita nella categoria degli Stati ad altissimo sviluppo umano, e’ al diciottesimo posto. La sua posizione, a partire al 1980, e’ piuttosto stabile, a dispetto di Spagna e Irlanda, tra i Paesi europei avanzati piu’ rapidamente. Piuttosto bassi gli indicatori dell’istruzione – l’Italia e’ al 30/o posto per risultati scolastici con il solo 10,1% della popolazione (oltre i 25 anni) in possesso di titolo universitario – mentre, tra i Paesi industrializzati, l’Italia e’ al 12/O posto per tasso di crescita dell’immigrazione.