Tedeschi e svizzeri in testa, ma anche tanti iraniani, romeni e albanesi Roma, 19 dicembre 2009 – Quasi 15 mila medici stranieri lavorano in Italia. E si tratta di persone che provengono in maggior parte da Stati che nel passato hanno accolto un gran numero di lavoratori italiani: Germania (quasi 1.300 camici bianchi), Svizzera (869), Grecia (851), Iran (752), Francia (686), Venezuela (626), Stati Uniti (618), Argentina (584), Romania (555) e Albania (431).
Sono i dati riportati nel Primo rapporto Emn (European Migration Network) Italia, presentato a Roma nella sede del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel).
Non sono pochi i casi di medici stranieri che hanno studiato proprio nel nostro Paese: fra il 1997 e il 2006 si sono specializzati qui da noi in 1.336, ma il dato e’ oggi in calo a causa del numero chiuso nelle iscrizioni universitarie e dell’elevato costo della vita che si registra nel Belpaese. "Il 30% di coloro che hanno fatto l’universita’ in Italia – ha specificato Foad Aodi, presidente dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) – e’ poi rimasto in Italia a lavorare, ottenendo con il tempo la cittadinanza e la possibilita’ di accedere a concorsi pubblici. La maggior parte dei ‘camici bianchi’ stranieri che operano nel Paese, infatti, e’ oggi impiegata nel settore privato perche’ senza la cittadinanza l’accesso al pubblico e’ impossibile".
Diversi medici stranieri – rileva il rapporto – operano attualmente negli ospedali pubblici come liberi professionisti retribuiti, attraverso un sistema prolungato di collaborazioni occasionali, una prassi comune anche nel settore privato, nonostante l’assenza di ostacoli all’assunzione di un professionista non comunitario.
Nel settore pubblico questi medici sono presenti soprattutto nei pronto soccorso, ma la maggioranza trova inserimento nelle cliniche o negli ambulatori privati. Per quanto riguarda gli infermieri, sono oggi 35 mila gli stranieri che lavorano nel nostro Paese, di cui 33 mila infermieri professionali. I piu’ numerosi sono i rumeni con 8.500 iscritti (il 25%), seguiti dai polacchi (3.557, pari al 10%).
Seguono poi con mille-duemila operatori circa ‘prestati’ al nostro Paese Svizzera, Germania, Francia e Belgio. Un apporto notevole, che ha inciso per il 28% sulle nuove iscrizioni registrate nel 2008. Il loro contributo, tuttavia, non e’ ancora sufficiente per risolvere l’attuale carenza degli organici: l’Ipasvi ha stimato che in Italia mancano almeno 71 mila infermieri, soprattutto al Sud. "Occorre facilitare l’ingresso in Italia di immigrati con professionalita’ piu’ elevate – ha sottolineato Angelo Malandrino, direttore centrale Immigrazione e asilo del ministero dell’Interno – e stiamo lavorando per modificare l’approccio attuale con l’obiettivo di consentire a questi lavoratori di colmare le lacune che esistono in alcuni settori del nostro Paese".