L’opinione che gli immigrati rendano più insicure le città prevale al Nord-est. I dati della ricerca "Transcrime"
Lo evidenzia il recente studio di "Transcrime", il Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalita’ transnazionale dell’Universita’ degli Studi di Trento e della "Cattolica" di Milano. Nel dossier si suddivide la popolazione italiana in base alle zone di residenza, dal Nord-Ovest al Sud, al titolo di studio, al tipo di lavoro svolto. L’opinione sull’equivalenza immigrati-criminalità prevale al Nord-Est (63,6%); subito a seguire ci sono il Sud e le Isole (63,1%), il Nord-Ovest (62%) e il Centro (54,4%). In media il 18% degli intervistati su tutto il territorio nazionale non ha saputo dare una risposta all’interrogativo: "Gli immigrati aumentano la criminalità?". Tra uomini e donne, il sesso maschile ha prevalso (64,2%) nella convinzione che gli stranieri abbiano aumentato i crimini nel Nostro Paese, rispetto alla componente femminile (58,5%). Riguardo la suddivisione per titolo di studio, l’opinione che gli stranieri abbiano reso piu’ pericolose le nostre citta’ ha prevalso nelle persone con la sola licenza elementare (72,8%), seguiti dai diplomati (58,3%), da quelli con la licenza media (56,4%) e dai laureati (54,3%).
Sono i pensionati (il 74,4% sul totale) quelli ad avere piu’ diffidenza negli immigrati, e che ritengono che i crimini con il loro arrivo in Italia siano aumentati notevolmente. Alta anche la percentuale delle casalinghe (67,9%), seguite dai dirigenti, dagli impiegati e dagli insegnanti (62,5%) e dagli imprenditori, professionisti e lavoratori autonomi (59,1%). Piu’ basse invece le percentuali degli operai (52,9%), dei disoccupati (50,2%) e degli studenti (39,5%) che invece nel 44,9 % dei casi ritiene che lo straniero non abbia portato maggiore criminalita’ nel Paese.
Ma lo studio di "Transcrime" mette a confronto le opinioni dei cittadini con le cifre dei detenuti e dei condannati stranieri in Italia. Gli ultimi dati sono quelli di fine 2006 inizio 2007, quando gli stranieri detenuti rappresentavano il 33,7% della popolazione carceraria (di questi il 5,9 per cento era donna); cifre che salgono sensibilmente se si monitorano le carceri venete e lombarde: in Veneto gli stranieri rispetto alla popolazione detenuta sono il 55,1%, mentre in Lombardia raggiungono il 47,5%. Una media altissima rispetto a tutte le altre Regioni che sembra indicare un maggior tasso di criminalità dovuto a reati commessi da immigrati. La situazione del Veneto e della Lombardia e’ stata sempre quella di avere una maggior popolazione detenuta straniera rispetto alle altre regioni e alla media nazionale.
Stesso discorso vale per quanto riguarda i denunciati per cui e’ iniziata l’azione penale e i condannati. Gli ultimi dati analizzati sono quelli relativi al 2005, quando su oltre 550mila denunciati in tutta Italia gli stranieri rappresentavano il 23,6%; una percentuale che saliva in Veneto, dove gli immigrati denunciati erano il 38,5% sul totale e la Lombardia (34,1%). Le donne straniere denunciate rispetto al totale nazionale sono state invece il 13,4%. Una media che, confrontando l’arco degli anni dal 2000 al 2005, si e’ sempre mantenuta stabile anche se di anno in anno in sensibile crescita. Anche per quanto riguarda le condanne riportate lo studio evidenzia la particolare situazione degli stranieri nelle regioni del Veneto e della Lombardia, sempre in un intervallo di tempo di cinque anni a partire dal 2000. Su oltre 221mila condannati nel 2005, gli stranieri erano 48.525, il 21,9%. Mentre per quanto riguarda il Veneto, la media si alzava al 35,3% e la Lombardia al 39,5%. E la media in queste due regioni italiane era stata ancora piu’ alta l’anno precedente: il 38,6% in Veneto e il 44% in Lombardia. A differenza degli anni precedenti a partire dal 2000, in cui le medie sono state leggermente inferiori.