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Diario dal Kenia. A passo di lumaca verso una mediazione

Odinga e Kibaki hanno avuto incontri separati con il vescovo Tutu e un terzetto di mediatori è stato proposto da Gran Bretagna e Usa, ma intanto la crisi costa al Paese 31 milioni di dollari al giorno

4 gennaio 2008 – Ci sono segni dell’inizio di una mediazione per risolvere la crisi politica scoppiata dopo le elezioni presidenziali del 27 dicembre scorso in Kenya, quando il sospetto di brogli ha scatenato scontri che finora sono costati la vita ad oltre 300 persone.

Dopo giorni di accuse reciproche, per la prima volta il capo dell’opposizione Amolo Raila Odinga e il presidente Mwai Kibaki hanno avuto incontri separati con l’arcivescovo sudafricano e Premio Nobel per la Pace Desmond Tutu. Tutu ha incontrato Odinga ieri, mentre stamattina ha visto Kibaki, che all’inizio si era rifiutato di incontrarlo.

Odinga e Tutu si sono messi d’accordo sulla possibilità di arrivare a una mediazione per risolvere la crisi in Kenya.

Tutu ha descritto il gesto e la disponibilità di Odinga “un esempio di patriottismo.” Il partito di Odinga ha consegnato a Tutu un rapporto con i dettagli su come sarebbero state falsate le elezioni.
Dopo aver incontrato Kibaki oggi, Tutu ha affermato che il presidente sarebbe disposto a formare un governo di coalizione. È ancora da vedere come procederà questa mediazione.

William Ruto, uno dei leader dell’Orange Democratic Movement (ODM), il partito di Odinga, ha rivelato che il premier britannico Gordon Brown ha proposto a Odinga i nomi di tre personaggi da coinvolgere nella mediazione: il Presidente del Ghana e dell’unione Africana John Kufour, l’ex segretario dell’onu Koffi Annan, che avrebbe già dato la sua disponibilità,  e l’osservatore del Commonwealth Tejan Kabba.

L’ ODM avrebbe preferito Annan  come leader di questo gruppo dei mediatori, ma il segretario di Stato americano Condoleezza Rice in una chiamata a Odinga ha detto che Stati Uniti e Gran Bretagna hanno scelto Kufour. ODM ha accettato la scelta di Kufour anche se non era la sua prima scelta.

Purtroppo, ha detto Ruto, il governo del Kenya non ha però permesso a Kufuor di venire in Kenya dicendo che non c’è una crisi che necessità di mediatori esteri. Allo stesso tempo, Ruto ha spiegato  che il presidente della commissione elettorale del Kenya Samuel Kivuitu ha incontrato Odinga, dicendo di essere disposto a produrre prove che dimostrano che ci sono stati dei brogli.

Qualche giorno fa Kivuitu, lo stesso che aveva annunciato che Kibaki aveva vinto le elezioni, ha ammesso di essere stato oggetto di forti pressioni. “Non so se Kibaki ha vinto le elezioni,” ha poi detto Kivuitu.

Mentre i politici cercano lentamente di trovare una soluzione, le proteste secondo il Vice presidente del Kenya Moody Awori costano al Paese 31 milioni di dollari al giorno.

Questa crisi in Kenya sta già mettendo in ginocchio tanti paesi confinanti che, non avendo accesso al mare, importano petrolio e altre merci tramite i porti kenioti. In Uganda, ad esempio, tanti benzinai sono già chiusi perché non hanno potuto fare rifornimento. Lo stesso sta succedendo anche in Ruanda, mentre in Tanzania le industrie soffrono a causa della mancanza di arrivo di materie prime dal Kenya.

In Kenya tanti sono rimasti senza casa, e nelle zone ritenute favorevoli all’ opposizione a molti è stato vietato di uscire di casa, per paura che possano manifestare contro il governo. E ovviamente chi è chiuso in casa non può andare a lavoro, non può andare a comprare da mangiare. Non si può continuare cosi. Questa crisi deve essere risolta subito.

 

Stephen Ogongo
direttore di Africa News & Nouvelles

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