Roma, 13 agosto 2025 – La crisi dei migranti nella Manica raggiunge un nuovo picco simbolico e politico per il Regno Unito. A soli 13 mesi dall’insediamento del governo laburista di Keir Starmer, il numero di persone arrivate illegalmente a bordo di piccole imbarcazioni ha superato la soglia dei 50.000. Un dato che mette a dura prova l’esecutivo, eletto nel luglio 2024 anche con la promessa di un maggiore controllo dei confini nazionali dopo la Brexit.
La cifra, calcolata sulla base dei dati ufficiali del Ministero dell’Interno (Home Office), arriva dopo che i primi sei mesi del 2025 avevano già fatto registrare un numero di sbarchi record, superiore a quello degli anni precedenti. Questo flusso continuo rappresenta una sfida diretta per il Primo Ministro Starmer, che ha più volte insistito sulla determinazione del suo governo ad adottare una linea intransigente, accelerando i rimpatri attraverso nuovi accordi internazionali e misure interne più severe.
Tuttavia, la realtà dei numeri sembra smentire l’efficacia delle politiche annunciate. Sebbene Starmer abbia recentemente rivendicato un aumento dei rimpatri, il loro numero rimane esiguo se confrontato con la mole incessante di nuovi arrivi sulle coste britanniche.
La pressione sul governo è palpabile. Intervenendo alla BBC, la viceministra dell’Interno, la baronessa Jacqui Smith, ha definito le cifre attuali “inaccettabili”. Ha però espresso fiducia nel recente accordo pilota siglato con la Francia di Emmanuel Macron, entrato in vigore la scorsa settimana, che prevede uno schema di respingimenti parziali e che, nelle speranze del governo, dovrebbe fungere da “deterrente”.
Nel frattempo, le opposizioni di destra non risparmiano critiche, accusando il governo laburista di nascondere dietro una “retorica del pugno di ferro” quella che definiscono una vera e propria “politica della resa ai confini” sull’immigrazione.


