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La manovra della Lega? Contro gli immigrati

Pacchetto di emendamenti per cancellare i ricongiungimenti, tassare ulteriormente richieste di cittadinanza, rinnovi dei permessi e datori di lavoro, espellere i disoccupati. Alla fine ne passa uno sul calcolo dell’Isee, nel quale rientreranno anche i beni posseduti in patria, certificati dalle autorità del Paese d’Origine

 

Roma – 13 dicembre 2011 – ”La Lega Nord nelle Commissioni Bilancio e Finanze sta portando avanti una opposizione costruttiva finalizzata al miglioramento del testo della manovra” proclamava ieri sera Alessandro Montagnoli, deputato del Carroccio e membro della Commissione Finanze.

Se però si spulciano i loro  emendamenti, si capisce che i leghisti, più che a costruire, sono impegnati a distruggere, almeno per quanto riguarda gli immigrati. L’obiettivo è chiaramente farne arrivare di meno, anche negando il diritto all’unità familiare, convincerne molti a fare le valige e spremere fino all’osso chi rimane.

Massimo Bitonci, ad esempio,  vuole obbligare gli imprenditori extracomunitari che aprono una partita Iva a depositare anche una garanzia fideiussoria da tremila euro a favore dell’agenzia delle Entrate. L’emendamento prevede di eliminarla solo a cessazione dell’attività, dopo aver dimostrato di aver pagato tasse e contributi.

Il pacchetto di emendamenti anti-immigrati del Carroccio si concentra soprattutto sull’unico punto della manovra che parla espressamente di cittadini stranieri. È l’articolo 40, quello che sancisce una volta per tutte che chi attende il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno è un immigrato regolare  fino a prova contraria e può lavorare come chi ha in tasca un documento valido.

Pierguido Vanalli ha proposto un semplice colpo di spugna su questa novità. Claudio D’amico ha chiesto di sostituirla con l’abrogazione degli articoli 28, 29 e 29 bis del Testo Unico sull’Immigrazione, che disciplinano i ricongiungimenti: in pratica vorrebbe cancellare il diritto a farsi raggiungere in Italia da mogli e figli, indipendentemente dalla capacità (già oggi imposta dalla legge) di provvedere al loro sostentamento.

Sempre D’Amico propone di riempire le casse dello Stato rapinando gli immigrati. Come descrivere diversamente l’emendamento che vuole di alzare da duecento a cinquecento euro il contributo versato da chi chiede la cittadinanza italiana e quello che fissa addirittura a mille euro (mille euro!) il costo del rilascio o del rinnovo del permesso di soggiorno?

Alessandro Montagnoli se la prende invece con i datori di lavoro degli extracomunitari e propone che versino ai Comuni un contributo pari al 5 per cento del costo del lavoro, da destinare a scopi socio-assistenziali. Roberto Simonetti vorrebbe invece rendere ancora più difficile la vita dei disoccupati, dimezzando da sei a tre mesi il periodo in cui possono rimanere in Italia senza lavoro.

Non è il caso di preoccuparsi, perchè nessuna di queste proposte è stata approvata. Le Commissioni Bilancio e Finanze hanno detto sì a un altro emendamento leghista dedicato al calcolo dell’Isee, l’indicatore della situazione economica familiare indispensabile per accedere a prestazioni sociali, servizi pubblici e benefici fiscali.

Prevede che vi rientrino anche i beni posseduti all’estero, come ad esempio una casa, con un notevole aggravio di burocrazia per gli immigrati: i patrimoni devono infatti essere certificati dalle autorità del Paese d’Origine. Chi non presenta il certificato verrà escluso dai benefici legati all’Isee. “Così ad accedere alle prestazioni sociali – ha spiegato Montagnoli – saranno i nostri concittadini bisognosi e non magari gli extracomunitari detentori di ricchezze immobili fuori dal nostro Paese”.

Elvio Pasca

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