Il ministro dell’Istruzione: “Serve un progetto Paese”. In arrivo nuove norme, corsi in inglese, test nei Paesi d’origine e sportelli dedicati
Roma – 20 febbraio 2012 – “Studenti cresciuti in contesti più internazionali sono importanti per le imprese sotto un duplice profilo: i laureati stranieri che possono arrivare all’impresa dopo aver già assorbito la cultura italiana, e quelli italiani già abituati a un contesto internazionale. Uno sviluppo di questo tipo serve a tutti”.
Ne è convinto il ministro dell’Università Francesco Profumo, già rettore del Politecnico di Torino, che oggi sul Sole 24 Ore parla della necessità di internazionalizzare i nostri atenei, attirando più studenti stranieri. Un “progetto Paese”, così lo chiama, per rispondere a un dato preoccupante: in Italia sono meno del 4% del totale, ben al di sotto dell’8,5% della media Ocse.
Il piano del governo per cambiare questo panorama prevede vari tipi di interventi. Si va dai corsi in inglese ai test di selezione nei Paesi di origine, ma si vuole anche intervenire sulla burocrazia e sulle norme dell’immigrazione, creando nelle università “sportelli unici” dedicati agli studenti stranieri e facilitando la loro permanenza in Italia una volta laureati.
“L’internazionalizzazione – spiega Profumo – è un investimento, economico e organizzativo, ma poi il Paese ne deve raccogliere i frutti. Se portiamo studenti stranieri alla laurea e al dottorato, dobbiamo fare in modo che poi possano lavorare nelle nostre imprese, altrimenti l’intero progetto cade sull’aspetto più importante”.
C’è anche un problema di calendario. “Il mondo anglosassone – ricorda il ministro – apre la stagione della selezione nell’autunno dell’anno accademico precedente a quello del corso vero e proprio, e la chiude a gennaio. Noi, che facciamo tutti i test nel settembre dello stesso anno in cui inizia il corso, rischiamo quindi di rivolgerci solo agli studenti che hanno provato senza successo test in altri Paesi. Occorre anticipare tutto il processo, per essere in linea con gli altri”.
Profumo chiarisce che per sostenere i test d’ingresso non dovrebbe essere necessario arrivare in Italia. “Abbiamo stretto un accordo con Cambridge Assesment per la fornitura di test internazionali di valutazione, i cui risultati possono essere utilizzati dallo studente che li supera anche per le selezioni negli atenei italiani. L’idea, che dovrebbe andare a regime nel 2013 dopo la sperimentazione, è quella di fornire questi test nelle capitali dei principali Paesi, tramite le nostre ambasciate e consolati, due o tre volte all’anno per le aree a numero aperto, e di allineare il calendario anche per quelle a numero chiuso”.