in

IMMIGRATI: CALANO RIMESSE NEL 2012 PER CRISI E AUMENTO RICONGIUNGIMENTI =

ADN0253 5 CRO 0 DNA CRO NAZ

-9% IN PRIMO SEMESTRE 2012 A FRONTE DI 2011 IN CRESCITA CON
+12,5%

Roma, 30 ott. (Adnkronos) – La crisi economica colpisce anche le
rimesse degli immigrati verso i paesi d’origine, da tempo in costante
crescita. Negli ultimi dieci anni, infatti, l’aumento era stato
graduale e continuo – tranne per una parentesi negativa nel 2010 – ma
nel primo semestre del 2012 i dati parziali della Banca d’Italia hanno
registrato un calo dei flussi (-9%): si e’ passati infatti da 3,6 a
3,3 miliardi di euro inviati nelle terre d’origine. Il dato e’
significativo, considerando che nel 2011 le rimesse erano state in
totale 7,4 miliardi di euro, in aumento del 12,5% rispetto all’anno
precedente.

”Colpa della crisi, certo, che in Italia colpisce soprattutto
gli immigrati: il 35% dei nuovi disoccupati sono stranieri, ma c’e’
anche un nuovo e diverso profilo demografico delle famiglie degli
stranieri residenti in Italia”, afferma all’Adnkronos Marta Cordini,
ricercatrice della Fondazione Leone Moressa. ”Contemporaneamente al
calo delle rimesse – spiega Cordini – sono aumentate le richieste per
i permessi di ricongiungimento che hanno quasi eguagliato quelle per i
permessi di soggiorno per motivi lavorativi. Di conseguenza, se le
famiglie degli stranieri arrivano qui, non ci sara’ piu’ bisogno di
mandare all’estero i propri risparmi”.

In questo caso, quindi, si preferisce reinvestirli in un affitto
o nei servizi offerti dal paese d’accoglienza, come puo’ essere la
scuola per i propri figli. Anche per Oliviero Forti, responsabile
immigrazione della Caritas, la propensione all’invio di denaro si
riduce se l’immigrato prolunga i tempi di soggiorno, perche’ comincia
a pensare di vivere piu’ stabilmente in Italia, e anche le sue spese
qui diventano piu’ consistenti. (segue)

(Viv/Opr/Adnkronos)
30-OTT-12 11:19

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]

Dossier Statistico Immigrazione Caritas-Migrantes 2012

Emergenza Nord Africa. I profughi: “Non siamo fantasmi”