Giovannini (Milanopediatria): “Spesso quadri patologici legati alla povertà delle prime fasi dell’immigrazione. Dall’allattamento prolungato agli errori alimentari”
Roma – 16 novembre 2012 – Un milione di bimbi stranieri in Italia, in crescita al ritmo del 10% circa all’anno. “In una societa’ ormai multietnica come quella attuale, dove ogni giorno ci troviamo a confronto con altre culture talora profondamente diversedalla nostra, e’ molto importante imparare a conoscere ed essere consapevoli delle diverse tradizioni”. Ed “e’ fondamentale anche aumentare le conoscenze sulle patologie emergenti, unitamente ad una crescita dei livelli di sorveglianza. E’ la strada da percorrere, al fine di prescrivere cure appropriate”.
Il monito ai colleghi arriva da Marcello Giovannini, storico nome della pediatria milanese, presidente del congresso biennale ‘Milanopediatria’ al via ieri nel capoluogo lombardo.
Come dimostrano anche gli ultimi dati diffusi ieri dall’Istat, i bambini stranieri rappresentano oggi una grande realta’ anche nel nostro Paese. Il loro numero, confermano i pediatri, e’ progressivamente aumentato negli anni. E all’interno di questo gruppo eterogeneo convivono bambini stranieri nati nel Paese d’origine e poi immigrati con i genitori, piccoli nati in Italia da genitori regolari o irregolari, nonche’ bimbi stranieri non accompagnati o adottati. Casi diversi, con bisogni differenti da capire e soddisfare.
“Si verifica tra i bambini stranieri un incremento di ben specifici quadri patologici – spiega Giovannini – correlati a uno stato di poverta’ e indigenza che frequentemente si accompagna alle fasi iniziali del fenomeno migratorio. Per problemi economici, ci sonomadri che allattano al seno in modo esclusivo fino a oltre il primo anno di vita del bambino, ma il latte materno da solo e per lungo tempo non soddisfa le esigenze nutrizionali di un lattante. Sempre perle stesse ragioni, altre invece somministrano in modo precoce e protratto nel tempo latte vaccino sterilizzato a lunga conservazione, senza integrazioni con frutta, verdure e carne”.
Ma gli “errori alimentari del bambino immigrato, derivanti in parte da tradizioni proprie, ma soprattutto da contingenti difficolta’ economiche e sociali – avvertono i pediatri – possono favorire situazioni carenziali quali il ritardo di crescita, il rachitismo, l’anemia ferropriva, sindromi da malassorbimento e manifestazioni allergiche”.
Servono risposte mirate e per questo, “presso la nostra Clinica pediatrica all’ospedale San Paolo di Milano – evidenzia Giovannini – sono attualmente attivi due progetti rivolti proprio ai bambini stranieri in stretta collaborazione con il Gruppo nazionale di lavoro per il bambino immigrato, coordinato dalla Societa’ italiana di pediatria”.
“Dal 2000 e’ anche attivo il Centro di salute e ascolto per la donna immigrata e il suo bambino”, ricorda il pediatra. “Si propone dicreare una rete di specialisti (ginecologo, psicologo, pediatra e mediatore culturale) che assistano e aiutino la donna e il bimbo nel primo anno di vita, guidandoli allo scopo di rendere indipendenti le mamme, utilizzando correttamente le strutture sanitarie dell’ospedale e del territorio. Le visite pediatriche svolte presso questo ambulatorio sono attualmente circa 500 per anno”.