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Lombardia. No al pediatra per i figli degli immigrati irregolari

Il centro destra respinge la mozione presentata da Umberto Ambrosoli. Ma anche l’ultimo accordo tra Stato e Regioni prevede l’iscrizione obbligatoria dei minori al Ssn, indipendentemente dal permesso di soggiorno

Roma – 3 luglio 2013 – Se i genitori non hanno in tasca un permesso di soggiorno, i bambini non possono avere un pediatra. Sono loro riconosciute solo le prestazioni urgenti ed essenziali garantite agli immigrati irregolari.

È la linea della Lombardia, dopo che ieri i voti di Pdl, Lega Nord e Fratelli d'Italia hanno bocciato in Consiglio Regionale una mozione presentata da Umberto Ambrosoli, di Patto Civico, e sostenuta anche da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Chiedeva, appunto, il riconoscimento "dell'assistenza sanitaria di base anche per i minori non regolari" con "l'attribuzione del pediatra di libera scelta e l'erogazione di determinate prestazioni sanitarie per i figli di immigrati extracomunitari senza permesso di soggiorno”.

Per il centrodestra, la mozione era figlia di una "battaglia ideologica che punta alla cancellazione della legge Bossi-Fini che regola i flussi immigratori"."I bambini degli irregolari possono già contare su un'ampia offerta di prestazioni offerte dal nostro sistema sanitario”  ha obiettato in aula l'assessore alla Sanità Mario Mantovani (Pdl). "A parte le urgenze, riconosciute da tutti i pronto soccorso, ci sono poi le cure essenziali e gli interventi di medicina preventiva, tutti servizi a carico della nostra sanità”.

“Vogliamo solo la parità di accesso al sistema sanitario", ha ribattuto inutilmente Ambrosoli, sottolineando che il pediatra per i figli degli irregolari è già una realtà, ad esempio,  in Friuli Venezia Giulia, Umbria, Toscana e a Trento. “Lasciare senza cure continuative un bambino non e' un'eccellenza ma una barbarie" ha aggiunto l’ex candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione. Il consigliere del Pd Fabio Pizzul ha annunciato che chiederà l'audizione delle associazioni Caritas e Naga in commissione Sanità per testimoniare "che così come vengono erogate, le cure non garantiscono rispetto per i minori ed efficacia".

Il no della Regione Lombardia, stride con le “Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera” sulle quali governo e regioni hanno raggiunto un accordo il 20 dicembre scorso e che dovrebbero essere recepite in tutta Italia. Prevedono, tra le altre cose, l’iscrizione obbligatoria dei minori al servizio sanitario nazionale “a prescindere dal possesso del permesso di soggiorno”.

EP

 

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