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Servizio Civile aperto agli stranieri? La sentenza c’è, ma tutto tace

Il 19 novembre il giudice ha ordinato di accettare le domande dei giovani non italiani,  eppure l’Ufficio Nazionale non si è ancora adeguato e il ministero dell'Integrazione non dice quando lo farà. Più giorni passano, più tardi partiranno i volontari

Roma -2 dicembre 2013 – Il giudice ordina, il governo non esegue.

Sono passate quasi due settimane da quando il tribunale di Milano ha aperto il Servizio Civile Nazionale ai ragazzi stranieri regolarmente residenti in Italia, dichiarando “discriminatorio” il requisito della cittadinanza italiana. Il giudice ha ordinato all’Ufficio Nazionale del Servizio Civile “di fissare un termine non inferiore a 10 giorni dalla comunicazione della presente ordinanza  per la presentazione delle ulteriori domande di ammissione”.

Finora, però, quell’ordinanza è rimasta lettera morta. I ragazzi stranieri non sanno quando potranno presentare le loro domande, gli enti che dovrebbero accoglierle non sanno come regolarsi. Sono in difficoltà soprattutto gli enti più piccoli, che generalmente hanno meno tempo a disposizione per l'avvio dei progetti e quindi per tutte le attività che li precedono, dalla selezione dei volontari alla loro formazione.

Dall’Ufficio Nazionale del Servizio Civile non danno date, fanno capire solo che “ci stanno lavorando parecchio” e per maggiori informazioni rimandano alla ministra dell’Integrazione, che ha la responsabilità politica della struttura. L’ufficio stampa di Cècile Kyenge, però, prima rimanda a sua volta agli “uffici preposti”, poi ammette che non c’è ancora una risposta. Eppure la domanda è semplice: “Quando verrà riaperto il bando accettando le domande dei ragazzi stranieri?”

Intanto, ogni giorno che passa, rende più complicata la situazione. Perché se la sentenza del giudice era arrivata a tempi di record, permettendo praticamente di riaprire le domande prima ancora che iniziasse la selezione dei volontari, procrastinare questa finestra bloccherà tutto in attesa delle nuove domande, col risultato che tarderanno le partenze dei volontari e l’avvio dei progetti ai quali dovranno dedicarsi.

Enrico Borrelli, presidente dell’Amesci e del Forum nazionale per il servizio civile, prova a spiegare il ritardo: “L’ordinanza non dice a quali “stranieri” aprire: basta un permesso di soggiorno? devono essere lungosoggiornanti? C’è un tot di anni minimo di residenza? Per l’Ufficio Nazionale non è semplice attuarla, anche perché rischia un altro ricorso da parte di chi difende il requisito della cittadinanza previsto dalla legge. È per questo che il problema andava risolto a monte e prima di arrivare a questa situazione”.

L’ Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione e Avvocati Per Niente onlus, che hanno promosso il ricorso di Milano insieme a quattro figli di immigrati, parlano di “inerzia incompatibile non solo con l’obbligo della Pubblica Amministrazione (come di qualsiasi cittadino) di dare immediata esecuzione alle pronunce della magistratura, ma anche con  le esigenze di funzionalità del servizio civile e con le aspettative di molti giovani”.

“Se la partenza dovrà essere differita- sottolineano Asgi e Apn – il ritardo sarà esclusivamente imputabile all' inerzia del Ministero dell'Integrazione, che detiene la delega al Servizio Civile. Non possiamo che invitare nuovamente il Ministero e l’Ufficio Nazionale a dare immediata esecuzione all’ordinanza, permettendo cosi' ai giovani stranieri di partecipare alle selezioni in condizioni di parità con i giovani di cittadinanza italiana senza ulteriori e illegittimi ritardi”.

La stessa ministra Kyenge aveva accolto favorevolmente la sentenza di Milano (“Un bel passo, si riconosce l'importanza di un certo percorso”) e aveva aggiunto: “Un tribunale si è pronunciato e questo verrà sicuramente guardato con attenzione dal mio ministero”. Bene, ma quando?

Elvio Pasca
 

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