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Immigrazione e sicurezza

Ordine e legalità, mano dura e tolleranza zero, sembrano gli imperativi categorici della New Governance post-ideologica che sta mettendo radici in Italia

Quando un immigrato commette un reato allora sembra lecito prendersela con tutti gli immigrati ed è questa la logica che ha portato a stabilire l’equazione immigrazione uguale criminalità. Si sa che è un comportamento molto diffuso il fatto che quando si viene punzecchiati da una formica spesso ci si sente legittimati a fare una strage di formiche. Siamo di fronte ad un modello diffuso di comportamento umano, anche se ciò non giustifica una tale reazione né la rende accettabile sul piano della civiltà. E quando questa logica viene applicata alla sfera delle relazioni umane essa porta inevitabilmente verso la barbarie della legge del Taglione!
Rammento un tale Poverini, un elettore di sinistra, che scrisse una lettera sulle pagine della Repubblica dicendo che "siccome ha assistito ad episodi incresciosi cui degli immigrati erano responsabili allora stava diventando razzista" . Una lettera che ha trovato condivisione da parte di molti esponenti politici del centrosinistra. Si disse che la sicurezza non è né di destra né di sinistra! Un’affermazione banale che nasconde una svolta reazionaria e razzistica di parte del centrosinistra.

Da lì in poi abbiamo sentito di tutto e di più. Qualcuno si è spinto fino a dire che "non è razzismo se uno si preoccupa per la sicurezza propria e delle proprie figlie". Tradotta in romanesco significa: chi se ne frega del razzismo conta solo la sicurezza dei cittadini italiani da difendere con qualsiasi mezzo. Non c’era da meravigliarsi che dopo l’assassinio di una donna romana ad opera di un giovane rumeno si senta dire che "il problema sono i rumeni".

Siamo nel pieno di una "dérive sécuritaire" e vanno bene anche i "gruppi di volontari per la sicurezza" alcuni già all’opera con la caccia al rumeno e allo straniero. Poi naturalmente viene il governo con una decretazione d’urgenza: eccoci servito il pacchetto sicurezza e l’idea di deportazione dei rumeni. Ricordo anche la contestazione al ministro dell’interno che aveva sostenuto alla conferenza della CGIL a Napoli la tesi secondo cui "i musulmani sono difficilmente integrabili"… Razzismo? Ma che c’entra! è solo il dovere di garantire la sicurezza dei cittadini naturalmente italiani doc! E non importa se a scapito della sicurezza degli altri rumeni, neri, asiatici. Poi se serve la pulizia etnica va anche bene non solo per Borghezio, Gasparri o Sarkozy ma anche per molti esponenti del PD.

Dunque lasciamo perdere le categorie politologiche di destra e sinistra vale solo la categoria "noi" e "altri"! D’altronde sia Hitler che Mussolini si dichiaravano socialisti! Fatto sta che con questa questione della sicurezza stiamo assistendo ad una dérive sécuritaire che fomenta e alimenta il razzismo. Una degenerazione che non promette nulla di buono. Non vorrei neppure pensare ad eventuali pulizie etniche considerando che nell’opinione pubblica il disordine e l’illegalità sono associati alla presenza degli immigrati.

Ordine e legalità, mano dura e tolleranza zero, sembrano gli imperativi categorici della New Governance post-ideologica che sta mettendo radici in Italia. Davvero, c’è da stare allerta! Oggi in Italia legalità e sicurezza si sovrappongono in maniera assai pericolosa all’immigrazione. Basti pensare a come certi dirigenti del PD evocano l’integrazione quando si parla di sicurezza dando per scontato che la minaccia sia l’immigrazione! Siamo nel trionfo della doppia morale? Ma a questi signori qualcuno deve ricordare che gli immigrati non sono criminali, che non si può mettere a rischio la vita delle persone solo perché non-italiani, che il razzismo è inaccettabile. Poi se è una loro scelta consapevole (bisogna essere pragmatici) allora qualcuno gli deve rinfacciare il loro cinismo, la loro miseria umana. Anche perché da un punto di vista politico devono sapere che il gioco non vale la candela tanto su questi temi per essere credibili come Bossi dovranno avere al loro attivo tanti di quei cadaveri che neanche Hitler si sognerebbe!

La legalità è una condizione sine qua non dell’esistenza di una società ordinata, resta però la questione di sapere come garantire l’ordine. Come diceva Ghandi, dal mezzo si intravede il fine! Rammento che le dittature sono state finora i veri campioni del culto dell’ordine. Infine se legalità e ordine sono il nuovo Vangelo per ampi strati del centrosinistra, perché mai il Governo attuale volge lo sguardo altrove di fronte alla domanda di legalità avanzata dai circa 750.000 stranieri che chiedono la regolarizzazione? Oppure vale anche qui il criterio dell’etnos per stabilisce quali cittadini siano meritevoli dell’attenzione dello Stato!

Spero soltanto che la pur legittima ricerca del consenso non si riduca a mero consensualismo pena scivolare in un neo-populismo dalle conseguenze incalcolabili. Ora più che mai serve un movimento antirazzista in Italia.



 

(4 dicembre 2007)

Aly Baba Faye

 

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