L’opera di Vik Muniz alla 56esima Biennale dell’Arte. "Rappresenta il pericolo in agguato ogni volta che diminuisce l’attenzione e il supporto ai rifugiati"
4 maggio 2015 – Una barca di carta in mezzo al mare. Un ricordo e un monito delle tragedie di migranti e profughi che continuano a morire nel Mediterraneo.
Domani, nell’ambito della 56sima Biennale d’Arte di Venezia, verrà svelata “Lampedusa”, opera del brasiliano Vik Muniz che verrà rimorchiata e ormeggiata in locations strategiche della laguna fino al prossimo autunno. Interamente in legno, ha la forma di una barca di carta grande quanto un tradizionale vaporetto veneziano.
Il “foglio” che, piegato, forma la barca è la prima pagina del quotidiano la Nuova Venezia del 4 Ottobre 2013, il giorno dopo la strage di Lampedusa. Doveva essere l’ultima, e invece ce ne sono state tante altre, fino a quella che qualche giorno fa, nel canale di Sicilia, è costata la vita a oltre 800 persone.
“L’opera vuole riaffermare il pericolo in agguato ogni volta che diminuisce l’attenzione e il supporto ai rifugiati nel Mediterraneo. Lampedusa non è più solo un memento, perché nulla può renderci più coscienti della tragedia se non una tragedia di ancor più grandi dimensioni” scrive il Consiglio Italiano per i Rifugiati, che è tra i partner del progetto.
Nata come richiamo per una causa, quella di Vik Muniz diventerà anche “nave di salvataggio”, nell’ambito di una missione di fundraising per aiutare il CIR a far fronte alla crescente complessità e alla difficile gestione emergenziale della crisi nel Mediterraneo. Un’asta di beneficienza si terrà infatti presa Christie’s a Londra nell’Ottobre 2015.
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