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Gli enti locali: no ai Centri di identificazione e espulsione

"In Italia le priorità sono decisamente altre" ROMA, 14 giugno 2008 – Nessuna informazione o richiesta dal governo agli enti locali, che si dicono peraltro contrari con l’eccezione del Veneto, sulla possibilità di costruire nuovi centri di accoglienza per gli immigrati clandestini.

Secondo alcune indiscrezioni infatti, ci sarebbe l’ipotesi di costruire nuovi Cie, Centri di identificazione e espulsione, che sostituiranno i vecchi Cpt, Centri di permanenza temporanea, nelle regioni in cui attualmente non sono presenti, e cioè Liguria, Marche, Toscana, Campania, Umbria e Veneto, in qualche caso anche utilizzando caserme ormai dismesse.

“Prima di dire ‘dove’ si dica ‘cosa’” e’ il sintetico commento del sindaco di Genova, Marta Vincenzi. “Bisogna capire cosa si intende – ha detto Vincenzi -: se questi sono luoghi di accoglienza e informazione è un conto, altro sono i Centri così come li abbiamo conosciuti finora, ai quali sono contraria”.

La Regione Umbria, per bocca dell’assessore Damiano Stufara ha espresso “contrarietà” a realizzare nel suo territorio un Centro di identificazione ed espulsione per immigrati clandestini. L’assessore ha poi ricordato che “il consiglio regionale umbro in passato si era espresso contro l’ipotesi del precedente governo Berlusconi di realizzare in Umbria, e più precisamente a Bettona, un centro di permanenza temporanea. Critiche a questo riguardo erano arrivate anche dal centro destra”.

“Gli enti locali di Napoli e della Campania non sono stati convocati nè ascoltati in merito alla costruzione nella nostra regione di un centro di identificazione ed espulsione dei clandestini” ha affermato l’assessore alle politiche dell’immigrazione della Provincia di Napoli, Isadora D’Aimmo. “E’ sbagliato – ha aggiunto D’Aimmo – giocare sulla pelle degli immigrati, per questo non sono assolutamente d’accordo sulla costruzione di un centro in Campania. Ed il fatto che abbia cambiato nome da Cpt a Cie non migliora la cosa, anzi la peggiora. In Italia le priorità sono decisamente altre”.

Anche alla Regione Marche non è giunta alcuna comunicazione in merito. E il vicepresidente della Regione Toscana, Federico Gelli ha sottolineato che in merito “non siamo mai stati consultati” e che la Regione “è sempre stata contraria ai Cpt, un modello considerato fallimentare in ogni angolo d’Europa”. Diverso potrebbe essere l’atteggiamento della Toscana se oltre al nome, “si parla di Centri di identificazione e espulsione, il Governo dovesse cambiare anche modello. In questo caso – ha concluso Gelli – siamo disponibili al confronto”.

Positiva invece la risposta da parte del Veneto: la regione “ha bisogno di una più stretta azione di controllo di questi soggetti”, osserva l’assessore regionale Elena Donazzan (An) e “la Regione collaborerà con il governo per la individuazione di una sede che sia la meno impattante per il territorio”.

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