Roma, 11 marzo 2024 – Le indagini sull’ex albergo Carlo Alberto di Racconigi, adibito a Centro di Accoglienza Straordinaria (Cas) e gestito dalla cooperativa Liberi Tutti, hanno portato a luce un intricato quadro di presunto sfruttamento del lavoro dei migranti richiedenti asilo ospitati all’interno della struttura.
Migranti, indagini sul cas di Racconigi
Nella primavera del 2020, alcune proteste scoppiarono all’interno del Cas per le critiche condizioni di vitto e alloggio. Tuttavia, l’attenzione si spostò presto sul presunto sfruttamento lavorativo, che portò le forze dell’ordine a intervenire per riportare la calma. Le indagini si concentrarono quindi sulle aziende agricole dove i migranti erano impiegati. Uno dei datori di lavoro, titolare di un’azienda agricola di Costigliole Saluzzo, è stato rinviato a giudizio per il pagamento di compensi inferiori al dovuto, risolvendo la questione mediante il patteggiamento della pena e il pagamento dei contributi evasi.
La situazione, invece, si è complicata per M. M., responsabile della struttura dal 2017 al 2019, accusato di sfruttamento del lavoro. Gli inquirenti sostenevano che l’uomo avesse intascato i soldi destinati al trasporto dei lavoratori, costringendoli anche a lavorare per aziende da lui indicate, pena l’estromissione dal Cas. In aula, però. le testimonianze dei migranti hanno generato dubbi sulla vicenda. Gli stessi lavoratori, infatti, hanno negato che M. M. avesse preso i soldi destinati al trasporto e hanno smentito di essere stati obbligati a lavorare per le aziende indicate dall’imputato.
Le dichiarazioni, raccolte dagli inquirenti senza l’ausilio di un interprete, sono state quasi completamente smentite in aula, quando i migranti sono stati ascoltati con una traduttrice ufficiale proveniente dai loro stessi Paesi d’origine. Il processo ora proseguirà il 13 maggio con ulteriori testimonianze. Resta infatti da chiarire se le presunte irregolarità riscontrate siano state frutto di malintesi o vere e proprie violazioni della legge.
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