Roma, 16 gennaio 2025 – Un nuovo dramma nel Mediterraneo riporta al centro dell’attenzione la crisi umanitaria lungo le rotte migratorie verso l’Europa. Almeno 50 persone hanno perso la vita nel naufragio di un barcone partito dalla Mauritania e diretto alle isole Canarie. La notizia è stata divulgata oggi su X (precedentemente Twitter) da Helena Maleno, portavoce dell’organizzazione per i diritti umani dei migranti ‘Caminando Fronteras’. Maleno ha specificato che 44 delle vittime erano di nazionalità pachistana.
Secondo le testimonianze raccolte, i migranti hanno affrontato 13 giorni di estenuante traversata senza ricevere alcun tipo di soccorso. Il barcone è stato infine raggiunto da motovedette marocchine, ma troppo tardi per evitare l’alto numero di vittime. Tra i superstiti, almeno 36 persone, si conta anche un minorenne.
Una traversata infernale
L’imbarcazione era partita il 2 gennaio dalle coste della Mauritania con l’obiettivo di raggiungere le Canarie, una delle principali vie d’accesso per i migranti che tentano di entrare in Europa. Dopo giorni di navigazione in condizioni disperate, il barcone è rimasto alla deriva nell’Oceano Atlantico. Le motovedette marocchine hanno intercettato l’imbarcazione, ma solo dopo quasi due settimane di angoscia e privazioni per chi si trovava a bordo.
Secondo Antonio Bonachera, responsabile della comunicazione per Caminando Fronteras, i soccorsi sono arrivati in ritardo nonostante le segnalazioni dei familiari delle vittime e le richieste di aiuto inoltrate dall’Ong. Questo tragico evento sottolinea ancora una volta l’urgenza di implementare sistemi di soccorso più efficaci lungo le rotte migratorie.
L’ennesima tragedia umanitaria
“Hanno trascorso 13 giorni di angosciante traversata senza che arrivasse nessun salvataggio,” ha dichiarato Helena Maleno. La sua organizzazione, Caminando Fronteras, si dedica al monitoraggio delle rotte migratorie dall’Africa all’Europa e raccoglie le segnalazioni di familiari e sopravvissuti. Maleno ha sottolineato che la maggior parte delle vittime erano pachistane, mettendo in evidenza le sfide globali che spingono intere comunità a intraprendere viaggi tanto pericolosi.
Tra i sopravvissuti, le testimonianze raccolte dipingono un quadro di sofferenze indicibili: giorni senza cibo e acqua, condizioni sanitarie precarie e il costante timore di non farcela.
Un appello alla solidarietà
Questo naufragio si aggiunge alla lunga lista di tragedie che si consumano quotidianamente nel Mediterraneo e nell’Atlantico, mettendo in luce la mancanza di coordinamento e di risorse destinate al soccorso dei migranti. Le Ong e le organizzazioni umanitarie continuano a lanciare appelli alla comunità internazionale per un intervento deciso e tempestivo.
Mentre le politiche migratorie restano un tema divisivo in Europa, episodi come questo ricordano l’urgenza di trovare soluzioni che non solo affrontino le cause profonde delle migrazioni, ma garantiscano anche la protezione e la dignità di chi cerca una vita migliore.
La tragedia del barcone diretto alle Canarie è un monito per tutti: dietro i numeri e le statistiche ci sono vite spezzate e sogni infranti. Un richiamo a non dimenticare l’umanità di chi affronta il mare in cerca di speranza.