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Truffa dei Decreti Flussi in Campania: un dramma umano e sociale

Roma, 20 febbraio 2025 – Un incubo al posto del sogno di una vita migliore. Questa è la realtà vissuta da centinaia di immigrati tunisini, marocchini e bengalesi caduti vittima di una truffa legata ai decreti flussi in Campania, con particolare incidenza nelle province di Salerno e Caserta. L’inchiesta condotta dal quotidiano Avvenire ha portato alla luce uno scenario inquietante, fatto di promesse infrante, paura e disperazione.

Il meccanismo della truffa

Dietro il miraggio di un contratto di lavoro regolare in Italia, queste persone hanno versato fino a 12mila euro a organizzazioni criminali che garantivano un futuro stabile nel Paese. Per finanziare questa speranza, molti hanno venduto le loro terre nei paesi d’origine. Tuttavia, una volta giunti in Italia, si sono ritrovati senza documenti, senza casa e senza alcuna possibilità di lavoro regolare.

A raccogliere le loro storie è l’avvocato Franco Esposito, membro dell’équipe immigrazione del gruppo regionale Caritas Campania. Negli ultimi sei mesi, almeno venti persone si sono rivolte agli sportelli Caritas, chiedendo aiuto dopo essere state raggirate. Il problema non si ferma all’inganno iniziale: questi migranti sono intrappolati in un limbo legale, invitati a denunciare la truffa ma, allo stesso tempo, a rischio di essere considerati complici delle organizzazioni criminali e di essere espulsi.

Le difficoltà legali e i nuovi inganni

Alcuni immigrati, pur sapendo della natura fraudolenta del contratto promesso, hanno accettato la proposta come unica via per entrare legalmente in Italia. Tuttavia, la maggior parte di loro è stata vittima di un sistema di sfruttamento senza scrupoli. Dopo il raggiro iniziale, gli stessi truffatori suggeriscono nuove strategie per ottenere un permesso di soggiorno. Una di queste prevede l’invio di una PEC alla Questura per dichiarare l’ingresso in Italia e richiedere un permesso per “attesa occupazione”, un documento che, però, non viene mai rilasciato.

In altri casi, alcuni immigrati riescono ad ottenere un codice fiscale e persino un contratto di lavoro. Tuttavia, quando si presentano in Questura per il fotosegnalamento, vengono identificati come irregolari ed espulsi. È il caso di una donna marocchina, entrata in Italia con il decreto flussi per lavoro stagionale, assunta come badante e poi rimpatriata con la forza.

Le conseguenze: sfruttamento e disperazione

Senza alternative, molti di questi immigrati finiscono nel lavoro nero, specialmente nel Salernitano e a Castel Volturno, dove trovano rifugio in alloggi di fortuna. Altri sono costretti a rivolgersi ai centri Caritas per un aiuto temporaneo.

Secondo l’avvocata Rossella Riccio, esperta di diritto dell’immigrazione, il decreto flussi si è trasformato in un vero e proprio strumento di tratta di esseri umani, portando sfruttamento, caporalato e, nei casi peggiori, una nuova forma di schiavitù moderna. L’unica via legale rimasta per queste persone è la richiesta di protezione internazionale, ma i tempi di attesa possono arrivare fino a tre anni, lasciandoli in una condizione di totale vulnerabilità.

Il ruolo delle istituzioni e la necessità di un intervento

L’inchiesta di Avvenire ha inoltre rivelato casi di anziani che, attraverso il decreto flussi, avrebbero dovuto assumere fino a 15 badanti. In realtà, dietro queste richieste si celavano i loro figli, spesso tossicodipendenti, che si accordavano con le organizzazioni criminali in cambio di una quota del denaro versato dagli immigrati.

Questa situazione rappresenta una delle emergenze sociali più gravi nel contesto migratorio italiano e richiede un intervento immediato da parte delle istituzioni. Se non si agisce tempestivamente, il rischio è che la disperazione di queste persone si trasformi in un dramma senza fine, alimentando nuove forme di sfruttamento e criminalità.

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